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Forza Italia, il Cavaliere applica il "metodo Balotelli" agli ex azzurri

Matteo Legnani
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L' altra guancia di Berlusconi. Quella che spesso Silvio offre alle persone, anche se gli voltano le spalle o si allontano inseguendo le convenienze del momento. Il Cavaliere avrà tanti difetti, ma non è un rancoroso. Tende a perdonare, non si lega le cose al dito. Le vicende degli ultimi giorni dimostrano che l' ex premier non ha cambiato temperamento. Si è ripreso Mario Balotelli, dopo aver detto «mai più mele marce nello spogliatoio» del Milan. Ha accolto a casa sua in Sardegna parlamentari che, appena due anni fa, aveva definito «i peggiori traditori», perché lo avevano lasciato solo nel momento in cui si sentiva più debole e vulnerabile. Ma ora che è più sereno, che la tempesta giudiziaria sembra essere alle spalle e che gli viene riconosciuta nuovamente dignità politica, Silvio può permettersi il lusso della misericordia. Ed ecco che già si parla di "metodo Balotelli" da applicare ai transfughi. Che non sono migrati a Liverpool, ma alla corte di Matteo Renzi. Poi si sa: la politica italiana è dominata dall' effetto pendolo. Le fortune si alternano. Una volta a destra e una volta a sinistra. Un anno fa, dopo le elezioni europee, il centrodestra sembrava condannato a essere residuale per vent' anni. Ma Renzi sembra già in difficoltà. Così il porticciolo di Villa Certosa torna un approdo sicuro per i Forza Matteo che si sono pentiti. Berlusconi spiega sempre che la sua inclinazione al perdono è una cosa di formazione («Sono un salesiano»). L' ha applicata anche nelle situazioni meno scontate. Intanto con la signora Veronica, con la quale, nonostante tutto, si sforza di mantenere rapporti civili. Poi ci sono le leggende. Che narrano di incontri segreti, nella saletta vip dell' aeroporto di Ciampino, con Carlo De Benedetti, anche ai tempi in cui il Gruppo Espresso era durissimo con l' allora inquilino di Palazzo Chigi. Che dire infine della stretta di mano in Tribunale con Ilda Boccassini e della lunga conversazione privata, in aula a Montecitorio, con Tonino Di Pietro. E Umberto Bossi? Riabbracciato nel duemila dopo il brusco addio che portò alla fine prematura della prima esperienza governativa. Solo due persone non hanno ricucito con Silvio. Si tratta di Gianfranco Fini e Giulio Tremonti. Ma sono le uniche eccezioni. Domanda: se a SuperMario è stato imposto un decalogo comportamentale prima di aprirgli le porte di Milanello, quale condizione sarà chiesta ai pentiti renziani per rientrare nella famiglia del centrodestra? Una sola: «Tenere in piedi Renzi finché non ci conviene andare al voto». E Berlusconi ragiona su un orizzonte temporale lungo. Che una parte del Nuovo centrodestra dica addio ad Angelino Alfano e segua Nunzia De Girolamo sulla via del ritorno, al Cav serve a poco. Un cedimento improvviso dell' esecutivo non offrerebbe il tempo necessario all' ex premier per ricostruire il centrodestra. E, con Silvio fuori dai giochi, il rischio sarebbe di trovarsi Matteo Salvini candidato premier. Proprio ieri il leader della Lega Nord ha lanciato una nuova stagione di dialogo con gli azzurri. Evidentemente pro domo sua. No, il leader di Forza Italia vuole fare le cose per bene: rilanciare Forza Italia per «tornare al 20 per cento» e mettere in piedi "L' Altra Italia", un movimento formato da persone che non hanno esperienza politica e che «possono portare energie fresche» dal mondo del lavoro e delle professioni. Infine, Silvio vuole riprendersi tutti gli spezzo di centrodestra in libera uscita. Con il "metodo Balotelli". di Salvatore Dama

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