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L'ordine di Matteo Salvini: Zaia e Giorgetti in tv con lui

Matteo Legnani
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I sondaggi la danno stabile o in calo: per invertire la tendenza, la Lega pensa di mandare in tv i suoi uomini più moderati per affiancare l' onnipresente Matteo Salvini. Secondo la rilevazione commissionata da Repubblica pochi giorni fa, il Carroccio scende al 12% e viene superato da Forza Italia. «È colpa delle televisioni, ci stanno mettendo il silenziatore» ha osservato Salvini al federale di ieri. «Stanno parlando solo di Renzi, Grillo, Berlusconi… Noi siamo scomparsi o quasi». Ma in cuor suo, il capo lumbard ha anche un' altra convinzione: dopo aver fatto il pieno di consensi pigiando il tasto-immigrati, ora serve un salto di qualità per schiudere nuovi granai di voti. Quelli più «moderati» e che gravitano tradizionalmente nell' orbita di Forza Italia. Per questo Salvini ha deciso di sguinzagliare in tv i suoi uomini migliori, quelli più di governo e meno di lotta. Dal cilindro ha estratto due nomi. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ma soprattutto Giancarlo Giorgetti, uno dei saggi indicati a suo tempo da Giorgio Napolitano e stimatissimo dentro e fuori i lumbard. Salvini non vuol sentire ragioni: anche loro (insieme a una cerchia ristretta in cui spicca il veronese Lorenzo Fontana) dovranno aiutarlo per presidiare i salotti televisivi. Una faticaccia, soprattutto per Giorgetti: la sua riservatezza con i giornalisti è proverbiale, anche quando era segretario della Lega Lombarda. Non ama i riflettori, ma è un tessitore instancabile e col cervello svelto. Messa a fuoco la strategia comunicativa, Salvini maneggia un' altra questione spinosa. Quella dei congressi nazionali, che nel vocabolario leghista sono quelli regionali: per lui saranno l' occasione di avere sul territorio dei fedelissimi. In questa chiave, le buone notizie arrivano dalla Lombardia e soprattutto dal Veneto. È concreta l' ipotesi della candidatura unitaria su entrambi i fronti: a Milano c' è Paolo Grimoldi e a Venezia (assise in agenda per fine novembre) si scalda Gianantonio Da Re. Nella terra di San Marco una simile mediazione era tutt' altro che scontata, soprattutto dopo lo strappo con l' ex leader veneto Flavio Tosi e che ha lasciato cicatrici. Eppure, per Salvini i primi segnali positivi sono arrivati dai congressi provinciali degli ultimi giorni. Sia a Verona che a Padova ci sono state candidature uniche. Un successo, soprattutto nella città del Santo: nella sua storia, da queste parti il Carroccio non era mai riuscito a convergere su una sola persona. Tutto liscio anche in Liguria, dove è in pole Edoardo Rixi (congresso previsto il 13 dicembre). È in Piemonte che s' ode il clangore della battaglia. Il leader punta sul vicesegretario federale Riccardo Molinari, ma la capogruppo in Regione - Gianna Gancia - è determinata a scendere in campo. Gli scommettitori, immaginando una sfida a due, puntano le fiches sulla signora che è anche moglie dell' influente vicepresidente del Senato Roberto Calderoli. Salvini le ha chiesto un passo indietro. Lei è cocciuta. Nelle ultime ore gli animi si sono ulteriormente infiammati perché Molinari è andato in tv a Quinta Colonna su Rete4, tradizionale palcoscenico di Salvini o di un altro piemontese come Gianluca Buonanno, che così è rimasto fuorigioco. I rumors assicurano che nella lite tra Molinari e Gancia non si può escludere nulla, nemmeno la discesa in campo del vivace europarlamentare. Che rischia di essere ridimensionato dal profilo più governativo che Salvini vuole scolpire per il partito. Buonanno, ormai da 8 anni, è anche segretario provinciale in quel di Vercelli e sul territorio gode di appoggi e consensi. Chi la spunterà raccoglierà il testimone di Roberto Cota, a capo del Carroccio piemontese da tre lustri, che ora spiega: «Spero che ci sarà un congresso il più possibile unitario. Non è il momento di dividerci: dobbiamo riprenderci la Regione». Salvini, a RadioPadania, parla d' altro e lancia appelli per la manifestazione di Bologna dell' 8 novembre: «Sono convinto che Berlusconi sia alleato per la cacciata di Renzi», ma «se non sarà in piazza con noi, sbaglia». Il barometro, tra il lumbard e l' uomo di Arcore, non indica bel tempo. di Matteo Pandini

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