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Perna intervista Francesco Storace: "Sono l'erede di Almirante, rifarò la destra con Salvini e Meloni. Renzi ucciderà la Boschi"

Giulio Bucchi
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Per ragioni dietetiche, Francesco Storace mi accoglie sgranocchiando cracker e trangugiando acqua minerale. Nonostante la malinconica libagione, Storax è in gran forma e parla a tutto spiano. «Quella - e addita sulla parete una foto gigante di Giorgio Almirante - l'ho messa quando ho visto che un collega del Pd aveva in ufficio il ritratto di Enrico Berlinguer. Tu metti quello? E io metto questo», ride. Siamo nell'ala del Consiglio Regionale del Lazio riservata al vicepresidente, l'attuale carica di Storace. È qui dal 2013, quando perse la sfida col piddino Nicola Zingaretti per la presidenza della Regione. Fu una sconfitta accettabile, col 30 per cento dei voti che non sono male per il leader di un partitucolo - La Destra - che galleggia sullo zero virgola. Vero che il Cav gli aveva dato il suo appoggio ma, poiché Fi nel Lazio è fiacca, se il risultato non è stato peggiore, il merito va al mio dirimpettaio che a Roma ha un seguito rispettabile. Ciccio sta ora sgombrando lo scrittoio dalle briciole mentre dice, senza voltarsi, «qui dietro - e indica col pollice la foto alle sue spalle - c'era Napolitano». Alzo lo sguardo e vedo la faccia di un signore che non conosco. «È Daniele Leodori, presidente Pd del Consiglio Regionale - spiega -. Quello è il posto riservato all'immagine del Capo dello Stato in carica. Poiché non ci hanno ancora fornito il ritratto di Mattarella, dovevo tenermi la vecchia foto di Napolitano e, non sopportandola più, l'ho coperta con la faccia di Leodori, che mi è molto più simpatico». «Non hai ancora digerito la condanna per vilipendio un anno fa», dico, riuscendo finalmente ad aprire bocca. Ricorderete: per avere dato dell'«indegno» a Napolitano con cui era in polemica, e nonostante le scuse, a Ciccio sono stati inflitti sei mesi con la condizionale. «Per un reato d'altri tempi che va abolito - dice rosso in viso -. Ho chiesto udienza a Mattarella perché induca il Parlamento a cancellare il vilipendio dal codice. Ma non ho avuto risposta. Intanto ho fatto appello, per evitare la prescrizione. Pretendo un nuovo processo. Se andrà male, voglio andare in galera. L'ho detto fin dall'inizio della vicenda, tanto che Donato Marra, segretario generale di Napolitano, mi disse con tono che mi insospettì: “Non faccia la vittima, tanto le daranno la condizionale e in carcere non ci andrà”. Ciò che è avvenuto. Quando si dice la prescienza!». «Sei stato Ministro della Sanità e Governatore del Lazio. Ora sei quasi nulla. Un ex a tutti gli effetti?», chiedo. «Ho avuto le mie soddisfazioni, tutte sudate, senza regali. Non me ne frega più niente di andare in Parlamento, dopo esserci stato otto anni. Preferisco il consiglio comunale. A me piace battere il territorio, il voto, le preferenze. Mi dai dell'ex? E chissenefrega. Ho la coscienza a posto, io. Pochi lo sanno, ma ho rinunciato al futuro vitalizio regionale perché avrei orrore del cumulo con quello parlamentare. Sai quanti mi dicono: “Se non ci sei tu, votiamo Grillo”?» dice torrentizio. «Intanto ti sei nuovamente alleato col Berlusca cui avevi dato del bugiardo inaffidabile. In cosa differisci dai vari ex An, Gasparri, Matteoli, ecc. che accusavi di essere incendiari diventati pompieri?», chiedo. «Ormai ho 56 anni e l'età ha il suo peso, anche se la passione è intatta. Berlusconi resta un bugiardo. L'ultimo sgarbo che mi hanno fatto quelli di Fi è stato bloccare il mio nome tra i grandi elettori del Capo dello Stato all'inizio di quest'anno. Ma io mi sono vendicato, mettendo al mio posto un grillino. Il Cav è distratto e il suo mondo di un tempo non c'è più. Fi è solo un luogo di stalking, ti rompono continuamente il c..zo, e non c'è discussione». È ora che il Cav faccia le valigie?  «Certo. Che si illuda ancora di essere centrale, è incredibile. Siamo circondati dai Di Battista, Di Maio, dal quarantenne Renzi. Io stesso mi sento vecchio e lui intigna! Ma che faccia il sindaco di Milano. Cosa c'è di meglio che concludere dove si è iniziato?».  Che proponi tu per il centro-destra?  «La destra. Una destra sovranista».  Sovrache?  «Un fronte che tuteli la sovranità nazionale, contro Merkel, la moneta unica, l'Ue, l'immigrazione».  Entra in dettaglio.   «Ho detto a Matteo Salvini: Quando ti vedo in tv mi sento rappresentato. Vorrei mettere Giorgia Meloni e Salvini insieme».  Ricomporre la destra con Meloni e Salvini?  «Esattamente. Considero Giorgia una vera leader. Nelle Regionali 2015, ho fatto per Fd'I cento comizi. Ho ritrovato tra quella gente il mio mondo. Vorrei che i due si mettessero insieme, almeno politicamente, essendo entrambi - purtroppo - già fidanzati con altri».  C'è un uomo di destra ancora degno dell'eredità di Almirante?  «Ce l'hai davanti. Ma la destra politica va costruita. Nella direzione che ti ho detto».  Che ruolo ha Fi nel tuo progetto?  «Ogni contributo è benvenuto. Ma per come li conosco sono troppo fiacchi per una linea di recupero della sovranità nazionale».  Fascismo e Mussolini ti dicono ancora qualcosa?  «Come no. Lo dico spesso: sono un democratico che non sente l'obbligo di dirsi antifascista. Anche perché i fascisti non ci sono più».  Se ci fossero?  «Farebbero piazza pulita di tanti che usurpano posti che non gli spettano e che tradiscono impunemente. Con Renzi sta prevalendo la cultura del tradimento. Sta arruolando tutti».  Ha una marcia in più.  «È un biscazziere. Un biscazzaro. Non ha morale. La faccenda dei contributi che si è fatto versare da Provincia e Comune è imperdonabile. Un dissoluto. Prima o poi, ucciderà anche Maria Elena Boschi, come un padre che divora i figli!».  Sta liquidando il vecchio Pci. Gli va riconosciuto.  «Se fai una cosa nuova che è peggio della vecchia, che merito c'è? Lui e il suo Pd vogliono solo il potere. Come An, dopo la svolta del 2005-2006 di Gianfranco Fini».  Cosa più ti preoccupa di Renzi?  «Il fatto che non siamo ammessi al soglio delle Nazioni che decidono sull'immigrazione e il resto. Con Berlusconi, va riconosciuto, non sarebbe successo».  Ti sta sulle scatole ma dovrai sopportarlo a lungo.   «No, se interpreto bene l'attenzione crescente dei maggiori giornali verso i grillini. La grande stampa sta orientando il dissenso su Renzi. Indicativa la dura sparata di Raffaele Cantone sull'aumento del contante nel forum di Repubblica, al cospetto del direttore. Renzi è troppo napoleonico e lo bastonano».  Gianfranco Fini per te è morto e sepolto?  «Abbiamo recuperato un rapporto civile, con qualche telefonata ogni tanto. So però che saremmo su fronti opposti in un progetto politico che tocchi, i temi etici, l'euro, l'immigrazione, l'Ue».  Compreso il tuo “sovranismo”?  «Ma figurati. Lui sta coi partigiani».   Tra i destri europei chi scegli?  «Mi affascina Marine Le Pen. Ha avuto più coraggio di noi, presentandosi da sola, senza alleati, in un duello ideale tra Popolo e Palazzo».   Dei sindaci romani dell'ultimo ventennio, il tuo preferito?  «Rutelli è stato il migliore. Tanti si saranno morsicati le mani per non averlo votato quando si presentò contro Alemanno nel 2008».  Ce l'hai col povero Gianni?  «Ha sbagliato molto. È stato anche incapace perfino di dedicare una strada ad Almirante. Temi che spacchino l'insegna della Via? Allora gli intesti una sala comunale, ma qualcosa fai. Anche le sue vicende personali non sono esaltanti».  Un giudizio su Ignazio Marino?  (non ripetibile).  Chi vedresti come suo successore?  «Meloni ha tutti i requisiti. Studia, passa ore a capire. È gagliarda come tutte le donne di destra, da Polverini a Santanché».  Potresti candidarti tu.  «Fare il sindaco di Roma è il sogno della mia vita. La destra ha il problema di ridare l'onore a questa area politica travolta dai Fiorito, Carminati, Mafia capitale. Sono pronto a portare il mio pacchetto di voti a chi si assume l'onere».  A che patto?  «All'aspirante farei una sola domanda: sei d'accordo di dare nelle case popolari, scuole materne, ecc., tutte piene di stranieri, la precedenza agli italiani? Se, sì, hai il mio voto».  Domanda di rito, al cattolico romano che è in te: il tuo omonimo Bergoglio è il papa dei tuoi sogni?  «Il papa non si sceglie, lo Spirito Santo ce l'ha dato. E si china la testa». di Giancarlo Perna

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