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Ingroia, Giannino e Fini hanno già vinto:aspettano solo i rimborsi elettoralisul piatto ci sono 90 milioni di euro

Lucia Esposito
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  I tesorieri già si sfregano le mani.  Le elezioni sono vicine e lo sforzo economico per la campagna elettorale dei partiti è notevole. Ma nelle sedi non si preoccupano, presto arriveranno i finanziamenti e i rimborsi per riempire le casse di chi ha speso tanto. La paura però c'è. I piccoli partiti hanno bisogno di quei soldi. Quasi fosse il principale motivo per cui sono scesi in campo. Se non mettono le mani sui rimborsi per loro è game over. La distribuzione dei rimborsi è regolata dalla legge approvata nel luglio 2012. Il bottino è ghiotto: 90 milioni di euro. La legge stringe il cerchio ma non tanto. Per accedere al rimboroso bisogna avere almeno un parlamentare o un senatore eletto. Senza questa condizione nemmeno un euro entrerà nelle casse del partito. I picoli fanno festa -  Così la campagna elettorale è aspra e dura. Entrare in parlamento per i piccoli è una necessità più che un dovere. Fare per fermare il declino, Rivoluzione Civile, Futuro e Libertà, Udc, ma anche Sel di Nichi Vendola, aspettano solo di stare a Montecitorio o palazzo Madama per riempirsi finalmente le tasche. Nessuno finora ha detto di voler restituire il bottino. Anzi lo rivendicano, nonostante un referendum, circa vent'anni fa ha abolito il finanziamento pubblico ai partiti. E chi controllerà i conti? Anche in questo caso la situazione è studiata bene.  Commisione ad hoc - La Corte dei Conti faceva paura ai partiti. E allora si sono inventati una soluzione su misura. Una Commissione per la trasparenza e il controllo dei rendiconti. La commissione sarà composta da 5 membri. Uno sarà nominato dalla corte di Cassazione, 3 dalla Corte dei Conti e un altro dal Consiglio di Stato. Ingroia è in pole position per mettere le mani sui rimborsi. Rivoluzione Civile ha messo sul piatto circa 2milioni di euro. Conferenze, manifesti, volantini, viaggi e catering per avere una poltrona a Roma. Giannino ha bisogno pure lui di 2 milioni di euro, ma ne ha raccolti solo 1milione e 400mila. Così se uno di Fermare il declino dovesse mettere piede a Roma per Oscar sarebbe un bel jackpot.  "Caro" voto utile - I piccoli partiti nel rush finale di campagna elettorale respingono gli appelli di Berlusconi e Bersani per il voto utile. Dietro a questa guerra aspra per un pugno di voti c'è la paura di restare con le casse vuote. Insomma, nessuno lo dice chiaramente, nè Ingroia, nè Giannino, nè Di Pietro, ma per loro dopo la vittoria c'è una valanga di soldi pubblici da spartirsi. E' vero che in questa legislatura che sta per aprirsi non ci sarà un nuovo caso Rifondazione Comunista, che pur restando fuori dal parlamento ha goduto di 9milioni di rimborsi elettorali perchè bastava anche un 1 per cento per prendere il denaro. Ora in Parlamento bisogna andarci davvero. Ma i "piccoli" sono tranquilli. Alla fine loro hanno già vinto. E anche tanto.   

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