Storace si candida a Roma: "Il Cav? Le scelte non si fanno a casa sua"
Francesco Storace, vice presidente del Consiglio della Regione Lazio, ha il telefono rovente in queste ore: «Sto ricevendo un sacco di telefonate da ogni parte d' Italia». Chi la chiama? «Amici e militanti del mio movimento. Vogliono venire tutti a fare la campagna elettorale a Roma. Per me». Per Storace sindaco. «Si sta creando un clima propizio, c' è voglia di una candidatura che sia espressione della destra». E perché, secondo lei? «Anzitutto perché c' è una sinistra a pezzi. E parlo per conoscenza diretta dei fatti che riguardano la Regione Lazio. Sembrava che lo scandalo dei rimborsi riguardasse solo Fiorito. E invece, a distanza di qualche anno, sono ben 16 gli esponenti della sinistra a rischio processo. Per carità, io sono un garantista vero. Però mi stupisce: sono gli stessi che si alzavano in Consiglio per puntare il dito e fare la morale...». Dicevamo della sua candidatura a sindaco. «Sono pronto a portare il mio contributo. A condizione che ci facciano sedere al tavolo del centrodestra. È giusto dire che "uniti si vince". Ma "uniti" bisogna anche discutere e decidere. Altrimenti non vale». Oggi c' è un vertice del centrodestra sulle candidature. Non siete stati convocati. «Già. Si vedono i rappresentanti di quei partiti, per la cui manifestazione di Bologna io ho organizzato diversi pullman senza la pretesa di stare sul palco, sono rimasto in piazza tra le nostre bandiere e la mia gente». Forza Italia, Lega e Fratelli d' Italia si sentono autosufficienti? «Peggio per loro se pensano di fare tutto da soli, perché poi diventa difficile. Soprattutto a Roma. Mica è più il centrodestra di sette anni fa... Io però nutro una speranza». Quale? «Che quella riunione finisca con l' approvazione del regolamento delle primarie per la scelta dei candidati. Se si fanno, siamo tutti obbligati a fare il nostro dovere». Lei cosa prevede? «Al momento ci sono vari scenari possibili. Dipende dalla possibilità che Marchini e Meloni si candidino accettando di partecipare alle primarie del centrodestra». Berlusconi odia le primarie, non si faranno. «Ho contemplato anche questa ipotesi. Terremo una manifestazione il 30 gennaio e in quella sede decideremo se candidarci direttamente o se sostenere uno dei candidati minori». Ha annunciato a Berlusconi la sua candidatura? «No, non ci ho parlato. Loro pensano che la partita si giochi in un salotto, a tre. Io non li vado a disturbare. Se mi chiamano, sono lieto di dire la mia. Se però tutti giocano alle spalle degli altri, il rischio è che finiscano esclusi loro. Nel 2008 mi candidai contro il centrodestra quando vinse Alemanno. E quello era un centrodestra fortissimo. Ciononostante superai il quorum diventando consigliere comunale. Oggi il centrodestra non è più quello di prima, i conti li dovrebbero saper ancora fare». Berlusconi li ha già fatti. Per questo vuole puntare su Marchini, sperando che porti un valore aggiunto. «Io non giudico Marchini il male assoluto. Semplicemente non ho ancora trovato rappresentanza per le mie idee nelle cose che dice. Non voglio demonizzare, ma neanche lui può dirsi estraneo al sistema di potere della città. Anche lui ha bisogno di elementi di discontinuità. Marchini accetti di partecipare alle primarie del centrodestra, allora sì che diventerebbe una delle opzioni possibili. Se vince, siamo tutti con Marchini. Però se vinco io, tutti con me». E se si candidasse Giorgia Meloni? «Non credo. Una telefonata per chiedermi cosa ne pensassi, me l' avrebbe fatta, suppongo. Io penso che Giorgia sia una risorsa per la destra, però tutto questo attendismo mi fa passare ogni fantasia. Qui non bisogna perdere tempo: c' è tutto un mondo che va portato da casa alle urne. Noi non dobbiamo prendere la maggioranza dei voti, tanto la maggioranza sarà di quelli che non andranno a votare. Vincerà le elezioni chi sarà riuscito a motivare la propria minoranza a partecipare al voto. Su questo si gioca la sfida». Ogni voto è utile. «Se i miei sono graditi, si discute e si fa una battaglia insieme, altrimenti si farà una battaglia contro». Se si trova un accordo nel centrodestra è disponibile a ritirare la sua candidatura? «Prima parlare di ritiro o di conferma, devo tutelare la dignità della comunità che rappresento, ci deve essere un pieno riconoscimento delle ragioni di questa comunità». Gianni Alemanno appoggia la sua candidatura. «Alemanno mi ha dato atto del coraggio che ho avuto nello "sfasciare la vetrina" chiedendo le primarie. Mi fa piacere perché Alemanno mi ha visto all' opposizione negli anni del suo mandato da sindaco. È stata opposizione dura, la mia, ma siamo stati avversari leali». Teme che un endorsement del genere possa essere controproducente? «Alemanno va a processo, ma nessuno lo ha condannato. Fino a prova contraria è una persona che ha pieno diritto di parola. È ancora un esponente, sia pur autosospeso, di Fratelli d' Italia. Non mi sembra sia stato espulso». Salvatore Dama