Frontiere chiuse. Bechis, la profezia nera: "Saremo invasi dall'Albania"
Sono stati un milione e mezzo i migranti arrivati in Europa nel 2015, con un ritmo crescente dal mese di agosto in poi. Quelli giunti in Italia sono stati in tutto 153.842, un po' meno dell' anno precedente, ma comunque un numero decisamente superiore agli afflussi che annualmente ci sono stati nei tre lustri precedenti. E che rischia nel 2016 di aumentare sensibilmente, battendo ogni record, perché con ogni probabilità con l' irrigidimento della Germania ancora più marcato dopo il drammatico capodanno di Colonia e lo stop dell' Austria, che non accoglie più rifugiati, la rotta Balcanica di fatto si è chiusa. E si tornerà a puntare all' Italia. È un' ipotesi che ha fatto presente al parlamento italiano che lo aveva chiamato per un' audizione Miguel Angelo Nunes Nicolau, Coordinating Officer di Frontex, l' agenzia europea per la cooperazione operativa alle frontiere esterne degli stati membri. Il dirigente di Frontex è stato audito il 13 gennaio scorso dalla commissione parlamentare di inchiesta sui migranti guidata da Gennaro Migliore, ma il resoconto tradotto in italiano (l' audizione si è svolta senza diretta tv perchè mancava l' interprete simultaneo) è stato pubblicato solo questa settimana. Nunes Nicolau è stato chiarissimo: «Abbiamo visto che alcuni Paesi dei Balcani hanno adottato strategie diverse attraverso barriere, recinzioni, muri. Noi, insieme all' Ufficio dell' immigrazione del Ministero dell' interno, svolgiamo un' attività di monitoraggio continuo, ma non sappiamo quale sarà il futuro. Se questa rotta dei Balcani Occidentali sarà chiusa, siamo preoccupati che possa essere ripercorsa la vecchia rotta tra la Grecia e l' Italia, attraverso Lecce e la Puglia, o dalla Grecia attraverso l' Albania». Ma c' è un' altra rotta che comunque punterebbe sull' Italia attraversando l' Adriatico: «Anche il Montenegro potrebbe essere preso di mira, perché la distanza dal Montenegro è ancora accettabile per un viaggio in barca, quindi stiamo effettuando delle valutazioni insieme al Ministero dell' interno e siamo in contatto con le autorità albanesi per sensibilizzarle e coinvolgerle in questo dibattito, per migliorare le attività di sorveglianza e di pattugliamento lungo la rotta dei Balcani». Mentre potrebbe arrivare quella ondata verso l' Italia che la rotta Balcanica aveva assorbito nell' ultimo quadrimestre 2015, continueranno i flussi sulle rotte tradizionali che hanno portato il dato di immigrati dell' anno scorso al secondo posto di sempre: «Prevediamo che il flusso dalla Libia continuerà più o meno al livello attuale; rispetto allo scorso anno abbiamo una riduzione pari all' 8 per cento per Italia, il che è nulla, quindi i numeri sono ancora molto alti e secondo la nostra analisi dei rischi non ci sarà una riduzione». Frontex per altro conferma quel che si immaginava: l' Italia riceve moltissimi immigrati, pochi profughi veri. La maggiore parte di loro si inventa infatti una condizione che non ha. «È cambiata molto la nazionalità dei migranti: il numero di siriani che adesso arriva in Italia è molto basso, al momento non ci sono molti siriani che partono per l' Italia dalla Libia, ma le cifre continuano ad essere le stesse, il che significa che i siriani tendono ad andare in Grecia, mentre altri Paesi del Corno d' Africa o dell' Africa subsahariana hanno aumentato la loro presenza; le cifre sono le stesse per questo motivo», ha spiegato il numero due di Frontex. Il problema è che «cittadini siriani, iracheni, eritrei beneficiano di una sorta di trattamento speciale perché possono essere sottoposti alla procedura di ricollocamento. Quindi si sparge subito la voce tra i migranti», quindi l' Italia è piena di dichiarazioni di immigrati senza documenti che si fingono siriani o eritrei, ma non lo sono: «Quasi tutti i nord-africani dicono di essere eritrei o siriani; a volte capitano persone che vengono dalla Somalia o dall' Etiopia e dicono di essere eritree». L' unico modo per evitare di essere beffati così resta quello di prendere anche a forza le impronte digitali, cosa che l' Italia si è rifiutata di fare fin qui. Frontex chiede modifiche legislative perché senza quelle impronte, che sono il solo metodo possibile di identificazione, si creano rischi non solo all' Italia, ma ad altri paesi dove immigrati non registrati davvero potrebbero puntare. Franco Bechis @FrancoBechis