Porta in faccia contro Renzi dall'Europa: cosa non gli vogliono far fare
Il bersaglio è ancora l' Europa. Ma questa volta l' atto d' accusa è drammatico, perché in gioco non c' è qualche decimale di punto. «L' Europa può e deve fare di più anche a livello interno», scandisce Matteo Renzi, a poche ore dal nuovo attacco terroristico che ha colpito Bruxelles. Ha convocato la stampa nella sala delle grandi occasioni, al primo piano di Palazzo Chigi. Serve «una struttura unitaria di sicurezza e difesa», dice. Legge una dichiarazione scritta, cosa irrituale da parte del premier. Perché vuole soppesare ogni parola. Ma anche perché quello che dice è il frutto, in particolare, di due telefonate: quella con il presidente francese, Francois Hollande, e quella con Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Ue. «L' Unione europea deve fare di più» contro l' Isis. «Non è il momento degli sciacalli, ma nemmeno delle colombe. Serve una strategia lucida e razionale. Serve un patto europeo per la libertà e la sicurezza». Ricorda che è «dal 1954 che l' Europa discute e litiga sulla difesa comune». Chiede che «i servizi segreti lavorino di più insieme. E meglio, con una collaborazione costante, puntuale, continua». Per il resto, sottolinea il «significato simbolico» degli attentati. «Si sono verificati a qualche centinaio di metri dal luogo in cui si riuniscono i capi di Stato». Non parla della Libia. Perché gli attacchi di ieri, si spiega tra i suoi, non cambiano la linea: finché non c' è un governo libico e non parte da loro una richiesta in questo senso, «noi non ci muoviamo». Renzi ricorda che «l' Italia ha un' esperienza, ahimè, da offrire. Le forze dell' ordine italiane, di intelligence, militari hanno dovuto affrontare situazioni di emergenza terribili. Dalla mafia, al terrorismo, al brigatismo. Siamo a disposizione delle istituzioni europee per lavorare insieme ad un progetto organico». Ripete che, oltre alla sicurezza, bisogna investire «nelle nostre periferie», nelle «scuole».Il riferimento al terrorismo rosso non è casuale. Allora si combattè in due modi: una super-procura e l' unità nazionale. Ed è il modello che Renzi vuole proporre: una procura europea e, a casa nostra, un patto di unità con l' opposizione. Questa mattina incontrerà a Palazzo Chigi i capigruppo di maggioranza e opposizione per ribadire la proposta: una collaborazione parlamentare sui provvedimenti contro il terrorismo. Mette in conto che potrebbe accettare solo Forza Italia. Tanto meglio. Chissà che non sia il preludio di un ritorno del Nazareno. Quanto alla super-procura europea, cosa abbia in mente lo spiega a Libero il ministro della Giustizia. «Abbiamo grandi corti di giustizia, ma non abbiamo nulla in termini di strutture investigative europee», spiega Andrea Orlando, in Transatlantico. Il Trattato di Lisbona prevedeva la creazione di una procura europea. «Siamo a zero. Gli unici a volerlo siamo noi e la Lettonia...». Le ragioni sono le solite: «Mettere in comune la sicurezza, significa cedere una parte di sovranità. E nessuno vuole». Non solo. La bozza a cui si sta lavorando è del tutto inutile: «Prevede che ciascun Paese nomini il proprio procuratore che risponde solo al proprio Paese. Se finisce così, non serve a niente». Ma non è l' unico dossier fermo. Dopo i fatti del Bataclan i capi di Stato, ricorda Orlando, proposero una direttiva anti-terrorismo: «Anche su questo è tutto bloccato». L' unica cosa che si è deciso è di «scambiarsi informazioni sul casellario giudiziario». Scuote la testa. Il punto, invece, è mettere in comune le informazioni sui sospettati. Mentre «c' è un' idiosincrasia a scambiarsi informazioni». Sul piano dell' intelligence, qualche apertura in più c' è. Ma anche qui nulla a che vedere con un sistema unitario di intelligence. riproduzione riservata L' EUROPA CHE NON C' È Renzi vuole usare contro l' Isis i metodi utilizzati per battere le Br. Orlando: «Sicurezza comune? La vogliamo solo noi e la Lettonia»L' Italia chiede una super-procura Ue. Ma è isolata. di Elisa Calessi