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Marino, vendetta totale: così distrugge Renzi

Lucia Esposito
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“Non sento Matteo Renzi da due o tre anni. Nel momento in cui abbiamo avuto chiarezza della presenza della criminalità organizzata nella città di Roma, la capitale del Paese di Matteo Renzi, non ha ritenuto di rispondere alle mie telefonate e ai miei inviti di sederci intorno a un tavolo per capire cosa stava succedendo”. Lo ha detto l'ex sindaco di Roma Ignazio Marino, ospite a “L'Intervista” di Maria Latella su Sky Tg24 HD. Durante la presentazione del suo libro "Un marziano a Roma", l'ex sindaco rivela: "Se avessi seguito tutti i consigli del Pd forse mi avrebbero messo in cella di isolamento". Ma soprattutto il premier Renzi: "Roma bisognava sganciarla dalle lobby, mentre Renzi preferisce sedersi a tavola con le lobby".   Dopo aver attaccato Renzi, Marino spara a zero, durante l'intervista alla Latella, anche su Orfini: “Non ho nessun rapporto con Matteo Orfini, però in questi giorni pensavo che una figura importante nel Partito Democratico come lui, il Presidente del PD nazionale, mi ricorda un po' una canzone di Elton John, “Empty Garden”, quando dice che un insetto da solo può rovinare un intero campo di grano. Se il PD romano - ha proseguito - ha diversi rappresentanti arrestati e un commissario, probabilmente non è al massimo del suo splendore”. Nell'intervista l'ex sindaco ha ribadio che si è " è interrotto il rapporto con le lobby che Remzi invece mantiene molto saldo. Per quanto riguarda il rapporto coi cittadini, io l'ho invitato ma non ha mai risposto: si faccia una passeggiata con me per Roma, poi vediamo chi ha un rapporto interrotto con i romani”.  Mea culpa – Marino poi fa alcune considerazione sugli errori commessi. “Sicuramente il fatto che durante la campagna elettorale del 2013, a differenza di come ho sempre fatto nella mia vita, dove ho scelto i collaboratori e la squadra con cui avrei potuto lavorare, ho delegato interamente al Partito Democratico la scelta dei candidati del PD. Non ho voluto conoscere i candidati alle elezioni, alcuni dei quali poi sono stati arrestati”. Poi fa una rivelazione: "la proposta di andare via per otto giorni, andando a Philadelphia, per dichiarare irreperibile il sindaco e commissariare la città di Roma “mi è stata fatta nell'appartamento di Marco Causi. C'erano almeno cinque o sei testimoni che ascoltarono, io rimasi così stupito che dissi ‘forse non sono all'altezza di questa discussione, è meglio che vi saluti'. L'obiettivo era chiaro da molti mesi, non si voleva una persona che non scendesse a patti”. La farsa – Le ultime primarie del PD a Roma, ha continuato poi l'ex sindaco “sono primarie farsa, perché le primarie sono un impegno tra i cittadini e un candidato che si candida, ad esempio, alla guida di una città.“Le vere primarie del PD – ha proseguito - sono state fatte, e sono state molto partecipate, nella primavera del 2013. Più di centomila persone andarono a votare, ci furono dei candidati che effettivamente rappresentavano ideologie e visoni diverse, e io le vinsi con il 55%, staccando addirittura l'attuale Ministro degli Esteri di 40 punti. Oggi si sono rifatte delle primarie arrangiate, perché volute dal Presidente e dal Segretario del partito. Proprio perché sapevano che si era staccato il rapporto con la città, qualcuno ha messo delle schede in più per far vedere che c'era stata una partecipazione che di fatto non c'è stata”. Poi l'attacco al centrodestra: In questo momento – ha proseguito - le uniche discussioni che vediamo sono nel centrodestra Giorgia Meloni che deve parlare con Bertolaso che a sua volta deve parlare con Berlusconi, che vuole Bertolaso ma forse vorrebbe Marchini. Nel centrosinistra non si capisce bene che tipo di appoggi abbia il candidato scelto da Renzi, se la città lo supporti. Sembra di no, perché a votare alle primarie sono andati in pochissimi”.

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