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LA BOSCHI S'IMBOSCA Maria Elena, fuga all'estero. Da cosa scappa

Eliana Giusto
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Era talmente «storica» (copyright Matteo Renzi) la giornata di ieri dedicata alla consacrazione della riforma istituzionale, che la ministra competente in materia nonché eroina eponima del provvedimento in questione ha pensato bene di marcare visita e riparare all' estero. Maria Elena Boschi, infatti, all' aula di Montecitorio ha preferito una delicata missione internazionale di esportazione della democrazia in Inghilterra: una full immersion politico-accademica tra parlamento ed università per rendere edotti i popoli di Oltremanica circa la spinta modernizzatrice del governo Renzi e l' impatto delle sue grandi riforme. Il guaio è la tempistica. Planata in riva al Tamigi nel giorno in cui il capo del governo David Cameron deve riferire alla Camera circa le note questioni panamensi onde scrivere l' ultimo capitolo di una tragedia che sta monopolizzando l' attenzione della nazione e che rischia di avere serie ripercussioni in termini di sopravvivenza del governo e referendum sulla Brexit, la Boschi non si trova esattamente sotto i riflettori. Naturale che l' arrivo della ministra italiana non catalizzi più di tanto l' interesse degli albionici. Per dire, dello speech della Boschi nelle varie agende pubblicate sulla homepage della House of commons non c' è traccia. Di più: a cercare il nome della ministra sull' intero sito del Parlamento non si trova alcun risultato. Nulla che pregiudichi la riuscita della missione: gli incontri con l' omologo britannico John Penrose e lo speaker della Camera John Bercow avvengono come da programma, ciascuno con la sua brava photo opportunity incorporata. Fila liscio anche il momento del discorso: la saletta trovata per ospitare l' evento viene accettabilmente riempita (ignota restando tuttavia la ratio nel pubblico tra giornalisti italiani ed astanti indigeni), e la Boschi può declamare il proprio discorso su monocameralismo ed elettività dei senatori senza problemi. Esaurito il Parlamento, a conclusione del tour iniziato in mattinata con la visita alla Borsa resta l' accademia. Così, ci si sposta alla Blavatnik School of Government, istituto della Oxford University dove la ministra è attesa per l' intervento "Istitutional changes in Italy: two reforms that make the difference". Anche lì va tutto secondo le attese: l' auletta semicircolare dell' istituto denota un' affluenza non disprezzabile e gli accademici in sala possono bearsi del verbo della Boschi. Si apprende così che «il governo Renzi ha mostrato «una grande solidità e una grande capacità di affrontare con determinazione e con coraggio riforme che il nostro Paese aspettava da trent' anni» e che «il calendario dei lavori» dell' Aula di Montecitorio «è già fissato, non vedo ragioni per cambiarlo, anche perchè il governo ha i numeri in Parlamento e andrà sicuramente avanti con il proprio lavoro ed è un elemento di serietà verso i cittadini rispettare l' impegno preso da tutti di votare le riforme costituzionali questa settimana, anche perchè poi ci aspetta il referendum ad ottobre». Ma non di sole riforme vive l' uditorio, e così agli incolpevoli inglesi viene anche riservato il passaggio circa riforma della giustizia ed intercettazioni: materie sulle quali, secondo la Boschi, occorre «un nuovo approcio» che si rende necessario «non per ridurre i poteri di investigazione e di indagine della magistratura», ma perchè funzionale ad ottenere «un equilibrio migliore».

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