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Belpietro sulla "strategia" del PdIl prezzo dell'inciucio con Grillo?Sembrare un Paese del terzo mondo

Bersani e Grillo

Il direttore di 'Libero': "L'unico punto in comune tra Bersani e M5S è il desiderio di vedere il Cav in galera o in fuga. Ma arrestare il capo dell'opposizione è roba da dittature"

Andrea Tempestini
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di Maurizio Bepietro @BelpietroTweet   Su Berlusconi non pesa il giudizio ma il pregiudizio. Tanto è vero che qualora in Parlamento arrivasse una richiesta di arresto, Grillo e Bersani sono pronti a consegnarlo ai pm senza esitare. Vito Crimi, capogruppo del Movimento Cinque Stelle a Palazzo Madama lo ha detto senza esitazioni e senza neppure nascondersi dietro il paravento della lettura delle carte: in caso la domanda venga inoltrata al Senato, il suo partito darà voto favorevole. Maurizio Migliavacca, capo dell'organizzazione del Pd, ha aggiunto la foglia di fico della valutazione degli atti processuali, ma dalle parole si capiva che anche lui come Crimi muore dalla voglia di liberarsi una volta per tutte del Cavaliere, consegnandolo alle patrie galere. Né deve tranquillizzare la notizia diffusa dalla Procura di Napoli, sulla base della quale viene esclusa una prossima ordinanza di custodia cautelare per il leader del Popolo della Libertà: ha lo stesso valore della nota che il procuratore capo di Milano un anno e mezzo fa inoltrò alle agenzie per smentire che Berlusconi fosse indagato per aver frequentato Ruby El Mahroug. Insomma, nonostante l'intervento del presidente della Repubblica che invitava a garantire la partecipazione politica del capo del Pdl, nonostante Napolitano abbia definito aberrante anche solo il sospetto che si voglia eliminare per via giudiziaria il leader del centrodestra, lo scenario che si prefigura è proprio quello di un arresto prossimo venturo per l'uomo che in Parlamento dovrebbe rappresentare l'opposizione, come in un Paese del terzo mondo.  Forse la richiesta non partirà da Napoli o da Roma, dove pure indagano per la faccenda della compravendita di onorevoli, forse la soluzione finale sarà offerta dalla sempre più probabile condanna per i diritti Mediaset, sta di fatto che la magistratura viaggia a passi spediti per ottenere la detenzione del Cavaliere. E al Pd e ancor di più al M5S questo epilogo piace. Anzi: forse questa conclusione di una storia politica ventennale è l'unico punto di contatto fra il Partito democratico e il Movimento cinque stelle. Su tutto il resto hanno idee diverse, a cominciare dall'abolizione del finanziamento pubblico (senza il quale Bersani non saprebbe come pagare la pletora di funzionari e dirigenti che gli sta intorno), ma sulle manette per Berlusconi vanno d'amore e d'accordo. Al punto che proprio l'arresto del leader del centrodestra potrebbe divenire una buona base di partenza per la formazione del futuro governo. Il che dimostra quanto siano avventuristi gli esponenti di quella che si è autoproclamata sinistra riformista e quale cultura democratica rappresentino coloro i quali si autodefiniscono il nuovo che avanza. Sia il Pd che il Movimento Cinque Stelle sono mossi dal consueto antiberlusconismo che ci è noto da vent'anni. Allora Massimo D'Alema voleva vedere il Cavaliere ridotto in bolletta ad elemosinare ad un angolo della strada. Oggi Bersani e Grillo lo preferiscono dietro le sbarre o, ancor meglio, in fuga come Bettino Craxi. Il che prova la pazzia dello schieramento che si va saldando in Parlamento. Quando il segretario del Psi fu condannato all'esilio era un uomo che aveva perduto gran parte del proprio consenso e dei suoi uomini, i quali per convenienza o trasformismo si erano venduti ai suoi nemici. Berlusconi al contrario ha dalla sua ancora un quarto degli italiani o per lo meno degli italiani che vanno a votare. Cosa pensano Pd e Cinque stelle, di poter mettere in galera il Cavaliere e poi di spartirsi l'Italia? Cosa crede Bersani, che avendo eliminato Berlusconi poi potrà permettersi di giocare allo statista sulla pelle degli italiani? E Grillo, ritiene davvero che basterà far fuori il capo del centrodestra per contentare un Paese che è allo stremo, senza lavoro e incattivito? Forse la folla riunita in piazza vorrà la ghigliottina, ma dopo che la testa sarà caduta avrà sempre la pancia vuota. La miopia del calcolo del vecchio e del nuovo che avanzano ha  dell'incredibile. Invece di tentare la strada dell'unità nazionale, essi preferiscono la divisione nazionale, trascinando l'Italia ancora una volta in uno scontro. Pensano che per archiviare un blocco d'opinione che rappresenta un quarto e forse più degli italiani bastino le manette. Non si rendono conto che, come nel 1993 con Craxi, stanno soltanto evitando di affrontare a viso aperto il problema. E oggi come allora, la storia potrebbe riservare loro molte sorprese. Perché il giudizio è un conto, il pregiudizio un altro. E il primo non ha nulla a che vedere con la vendetta.  [email protected]    

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