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I saggi di Napolitano: "Ecco le nostre cinque proposte"

Mario Mauro (Scelta civica)

Giulio Bucchi
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  di Fosca Bincher Venerdì avevo chiesto a Mario Mauro, capogruppo di scelta civica, di mandarmi per sms una sintesi rapida dell'incontro della sua delegazione con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Siccome Mauro è uno preciso, che quel che promette fa, l'sms è arrivato poco dopo le 18: «Noi abbiamo fatto proposta di tre esploratori che concordino programma di governo senza pregiudizi. A dire il vero l'ho fatta io raccontando il modello olandese che poi dopo 44 giorni ha partorito il governo. Il presidente Napolitano ha ascoltato senza commentare». Un sms che spiega come mai proprio Mauro, unico capogruppo di una forza parlamentare (quindi il politico più alto in grado come rappresentatività) è stato inserito sabato da Giorgio Napolitano nella commissione istituzionale di saggi che dovrà scavare fra le affinità dei programmi dei partiti per facilitare la composizione di un nuovo esecutivo. L'idea in fondo è stata suggerita proprio da Mauro e dalla delegazione di Scelta civica a Napolitano, che in una notte l'ha fatta sua. Anche se pochi se l'aspettavano, perché il primo risultato certo è che allungherà oltre ogni misura i tempi della crisi politica.  «Vero in parte», commenta con Libero lo stesso Mauro, perché questa soluzione consente di de-ideologizzare la trattativa politica. Se si prende tempo, lo si fa insomma a fin di bene. D'altra parte ci vuole tempo anche per fare metabolizzare al Pd questa cosa». E quale sarà la funzione di questi gruppi speciali? «Il compito dei gruppi», spiega Mauro, «è abbastanza semplice. Faccio un esempio: in queste settimane il Pdl ha ripetuto più volte di avere punti programmatici - specie sulle questioni economiche - assai simili a quelli del Pd. Ecco, i saggi devono verificare se questo è vero, e in che limiti questa presunta affinità è ristretta». Vero che a Napolitano ha spiegato questa idea raccontando l'esempio di Belgio e Olanda? «Sì, perché stando al parlamento europeo ho fatto l'esperienza ravvicinata di quasi un anno di assenza di governo in Belgio. Lì l'esperienza degli esploratori è stata una cosa molto seria, e anche quella olandese è stata così. Osservando quelle esperienze ho capito bene perché loro sono spesso molto rigidi verso i nostri comportamenti politici. Sostengono che noi facciamo troppe chiacchiere e distintivo. Loro quando hanno fatto incontri per tentare intese fra forze politiche avversarie, sono entrati molto nel concreto. Si sono messi lì a identificare tutto nel dettaglio, perfino i conti correnti su cui versare i soldi se era necessario. Questo in Italia è sempre mancato. Ci si ferma a dichiarazioni retoriche prive di vero contenuto o di aperture assolute che poi non trovano riscontro da nessuna parte». Quali saranno i contenuti di questo programma comune che cercherete di verificare? «Ho parecchie idee nel merito. L'importante è che ci siano persone di buona volontà nei partiti. La buona volontà è purtroppo la merce più rara nelle forze politiche. Da quando sono venuto a Roma purtroppo ho visto che la maggiore parte della politica è fatta di chiacchiere e distintivo davvero. Ho incontrato colleghi che già vivono questi giorni con l'idea di come perpetuarsi nella prossima legislatura. Una cosa deprimente. Insomma, quando ho fatto da parlamentare europeo le trattative per i nuovi ingressi nella Ue o quelle per la pace nel Sudan, ho trovato sempre gente che aveva a cuore soprattutto la soluzione da trovare. Qui è l'esatto contrario. Da quanto sono arrivato in Parlamento tutte le riunioni che ho fatto finora sono di gente che mentre si parla manda messaggini ai giornalisti. Ti chiedi davvero se c'è qualcuno che ha a cuore la realtà». A maggiore ragione: che utilità hanno questi esploratori?  «La prima che c'è stata nei paesi dove si è scelta questa strada è l'utilità di de-ideologizzare la politica. Ad esempio: sul mercato del lavoro Pd e Pdl sono assai vicini fra loro. Allora si vede cosa si può fare: torniamo al collocamento unico, etc? Tutte le questioni economiche vanno de-ideologizzate, con i consigli degli esperti e grazie alla sintesi di persone che abbiano senso politico. Produrremo un testo con le cinque o sei cose che sono più affini nei programmi dei partiti. Così si può fare un governo limitato a quelle cose. Se poi ci piacerà stare insieme, si potrà fare anche altro, altrimenti si fa solo quello. È  il solo metodo che può consentire di trovare una soluzione. Perché se invece l'interesse resterà quello di una piccola e personale rendita politica, non ho dubbi: il prossimo giro ci ammazzeranno tutti di botte».  

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