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Ingroia, niente più Aosta: Crocetta lo nomina presidente della Riscossione Sicilia

Antonio Ingroia

Il governatore lo nomina presidente della Riscossione. Così l'ex pm che invoca il sequestro preventivo per la sospetta evasione evita Aosta

Sebastiano Solano
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E' dura per la Sicilia sbarazzarsi di Antonio Ingroia, l'ex-pm che ha tentato l'avventura politica con la sua fallimentare Rivoluzione Civile. Un progetto sonoramente bocciato dagli eletttori. Tra qualche giorno il Csm, che aveva individuato nel distretto giudiziario di Aosta la sede idonea in cui Ingroia avrebbe potuto continuare la sua attività togata (il Guatemala, infatti, non gli aggrada più), dovrebbe pronunciarsi in seduta comune sul trasferimento (Aosta è l'unico posto possibile, l'unica circoscrizione in cui si era candidato). Ma oggi, lunedì 8 aprile, puntuale come un orologio svizzero è intervenuto il "soccorso rosso" del governatore della Sicilia Rosario Crocetta che gli ha evitato l'esilio in montagna nominandolo presidente della società Riscossione Sicilia. Di che si tratta? Nulla più che l'Equitalia isolana, è la società che si occupa della riscossione delle imposte nella regione. La nomina, a dire il vero, non è proprio inaspettata: già nei giorni scorsi Crocetta e Ingroia erano stati beccati mentre discutevano, e già si vociferava di una nomina imminente. Dopo quelle di Battiato e Zichichi, entrambi "dimessi", Crocetta si è prodotto in una nuova "nomina creativa". Cosa diceva Ingroia - E ora le imprese dell'isola tremano. Nel corso della campagna elettorale, infatti, Ingroia aveva spiegato che il suo programma prevedeva di applicare gli strumenti usati per i mafiosi o i corrotti anche per i cittadini e le aziende. In sostanza, l'ex guatemalteco invocava un "Alto commissariato per la lotta ai patrimoni illeciti", il cui fine è "identificare i patrimoni corrotti ed evasori fiscali". L'applicazione pratica di questo pacchetto di misure prevede il sequestro preventivo. Anche in caso di semplice sospetto o indagini. "Quando si inseguono patrimoni - spiegava Ingroia - si possono abbassare le garanzie, perché non è in gioco la libertà personale dell'imputato, come nel processo penale. Nel processo di caccia ai patrimoni si può avviare un processo di tipo presuntivo. Ci sono degli indizi di evasione fiscale e corruzione, sulla base dell'incrocio dei dati, che fanno presumere che quella persona possa, non che sia accertato penalmente, essere un evasore fiscale". E così, in uno stato di polizia fiscale, la presunzione di innocenza lascerebbe spazio alla presunzione di sospetto. Il sequestro preventivo, secondo Ingroia, andrebbe praticato come strumento ordinario nel momento in cui si ravvisino sproporzioni, incongruenze o indizi su qualunque cittadino o impresa. Con buona pace delle disastrose conseguenze sull'occupazione che tale provvedimento potrebbe avere. Sospiro di sollievo - Ma tant'è. Ora Antonio Ingroia è "mister Equitalia" in Sicilia. E tira un sospiro di sollievo: evita il fastidioso e indesiderato trasferimento ad Aosta. Ed evita anche di indossare nuovamente la toga. Quando inizierà il suo incarico ancora non è dato saperlo. "Sarà il presidente a fare la comunicazione ufficiale - ha spiegato Ingroia all'Adnkronos -. Io per adesso non posso dire nulla. Deciderà il presidente quando farlo.

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