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Sondaggi, centrodestra primo. Pd e Pdl crescono, giù Monti e Grillo

Mannheimer: Pd +3,2%, Berlusconi +2,9%, resta l'ingovernabilità. Scelta Civica e 5 Stelle a picco: -2%. E gli italiani non vogliono tornare alle urne

Giulio Bucchi
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Sky, Swg, ora anche Mannheimer: i sondaggisti sono tutti d'accordo. Centrodestra avanti, Pdl e Pd in ascesa nonostante l'impasse politica e l'intesa che non arriva, Movimento 5 Stelle e Scelta civica (o quel che resta, vista la resa totale di Mario Monti) in continuo calo. A pesare, paradossalmente, sarebbe il loro stare o essere forzatamente alla finestra: come se gli italiani avessero capito che un conto è il voto di protesta, un altro è il dover governare. Non a caso, l'ultimo sondaggio di Renato Mannheimer per il Corriere della Sera rileva come soltanto una minoranza degli intervistati si dica favorevole a un ritorno anticipato alle urne. Pd e Pdl avanzano - Secondo la rilevazione per il Corsera, il centrodestra sarebbe oggi al 31,7% (contro il 29,2% delle elezioni politiche) mentre il centrosinistra sarebbe al 31,7%: diffirenze minime e ingovernabilità ancora una volta assicurata. Ma il trend post-voto è chiaro: il Pd rispetto al 24-25 febbraio ha guadagnato il 3,2% (oggi sarebbe al 28,6%), il Pdl il 2,9% (per un totale di 24,5), con calo costante dei "nanetti" (Sel a-0,5%, Fratelli d'Italia e Lega Nord -0,2%). I democratici, in particolare, sono favoriti dal deflusso "di ritorno" dei delusi del M5S. Chi aveva votato Grillo alle politiche come segnale anti-Casta, anche solo alla Camera, oggi sarebbe tentato di tornare a votare per uno dei due maggiori partiti, principalmente quello di Bersani. Erosione a 5 Stelle - Proprio Grillo, insieme a Monti, è quello che sta pagando maggiormente il pegno a questa situazione di incertezza. Sia il Movimento 5 Stelle sia Scelta civica hanno perso intorno al 2%: per l'esattezza l'1,9 per il M5S (attualmente al 23,7, terzo partito in assoluto) e l'1,8 per i moderati montiani (a un misero 6,5%). E il campanello d'allarme suona soprattutto per i grillini, che in poco meno di 50 giorni dalle urne hanno registrato una lenta ma costante erosione. Segno che le okkupazioni in Parlamento, le dirette streaming e gli sfottò alla Casta non sono tutto quel che conta.

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