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Grasso e Boldrini, due colonnelli in Parlamento: fuorionda, battibecchi e pugno duro

Pietro Grasso e Laura Boldrini

A Palazzo Madama il presidente non concede un secondo in più ai colleghi. E quando spegne il microfono al decano Colombo è rivolta. Alla Camera un deputato: "Posso votare prima e andare a casa?", "No!"

Giulio Bucchi
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Due colonnelli in Parlamento. Sono Pietro Grasso e Laura Boldrini, presidenti rispettivamente di Senato e Camera. E se la seconda, l'espressione da professoressa inflessibile ce l'ha tutta, il primo ha sorpreso per il rigore celato dietro i sorrisi spesso (anche troppo) sbandierati in Aula e fuori. Grasso toglie la voce - Cominciamo da Palazzo Madama, dove in mattinata si svolge il dibattito che ha preceduto il voto di fiducia al governo Letta. Sono 26 gli iscritti a parlare, per tutti il tempo d'intervento è limitato: dai 3 ai 5 minuti. Quando i senatori sgarrano, l'integerrimo Grasso blocca l'audio al microfono con un gesto della mano. Il dito violento della legge si abbatte anche sulla democratica Laura Puppato, mentre altri suoi colleghi pur di restare nei tempi accelerano la lettura, con effetto involontariamente comico. E Grasso non ha pietà nemmeno con il decano Emilio Colombo, senatore a vita e 93 anni compiuti da pochi giorni. L'ex leader democristiano sfora e Grasso lo zittisce. Il microfono si spegne, poi si riaccende. Colombo continua, "Il permanente riferimento alla Costituzione Repubblicana...". Poi scatta la mannaia del presidente. Brusio tra gli scranni e proteste dagli altri senatori. Grasso si scusa: "Purtroppo il tempo a sua disposizione è finito". E qualcuno s'arrabbia: "Signor presidente, è un fatto di cortesia, Su, signor presidente", sbotta il senatore democratico Stefano Esposito. E Grasso, intenerito, fa concludere Colombo. Professoressa Boldrini - Non si è intenerita, invece, la Boldrini. Lunedì, duarante le votazioni per la fiducia a Letta, una telecamera capta un fuorionda tra la presidente della Camera e un anonimo deputato, che nel corso della prima chiama le chiede di poter votare prima per andare a casa. E lei s'arrabbia: "No, assolutamente no. Accetto solo motivazioni d'urgenza. Può andare via se sta male. Non posso fare deroghe, tutti vogliono andare a casa". Il collega mugugna, ma la Boldrini non vuol sentire ragioni.

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