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Verdini, "firma" il referendum dei radicali sulla giustizia

Daniela Santanchè e Denis Verdini

Lucia Esposito
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Sono giorni ad altissima tensione nel Pdl. La sentenza di condanna di Silvio Berlusconi ha, se possibile, accentuato la spaccatura tra falchi e colombe. Una spaccatura che ha raggiunto un livello altissimo in occasione della manifestazione a favore del Cav di Corso Plebisciti domenica 4 agosto. I falchi, guidati dalla pitonessa Santanché, non hanno perdonato l'assenza dei ministri in piazza e, ancor di più quella di Alfano. Ma anche tra gli stessi falchi c'è chi non gradisce la strategia "tolleranza zero" della Santanchè che vuole che Silvio vada in carcere. Le sue posizioni ccosì estreme, secondo i filogovernativi ma anche secondo quelil che non sono nella squadra di governo, in questo momento sarebbero solo controproducenti. E avrebbero effetti negativi anche sul Colle che si è preso del tempo per decidere su un eventuale salvacondotto a Silvio. Lei, la pitonessa, è furibonda da quella domenica in quanto si è sentita tradita non solo dall'assenza dei ministri ma anche dai toni concilianti usati dal Cavaliere. Una rabbia che ha trovato sfogo in un sms spedito dalla pitonessa: "Io i ministri del Pdl li distruggo".  Denis batte Angelino - Che qualcosa si sta muovento nelle prime fila del partito lo dimostra il fatto che Alfanno ha margini d'azione ristretti, visto il suo ruolo al governo, e l'organizzazione è sempre più nelle mani di Denis Verdini in vista soprattutto di un'eventuale campagna elettorale. Ne è dimostrazione la nota ufficiale con cui il Pdl annuncia oggi la sua battaglia referendaria, scritta e firmata da Verdini. Un protagonismo del coordinatore e, non da oggi, della pitonessa, che sta provocando più di un malumore nel partito: le colombe temono che il pressing insistente dei falchi possa avere la meglio sul Cavaliere.  Denis Verdini annuncia tempi più rapidi per la raccolta delle firme, e spiega: "L'ingiusta e arbitraria condanna della quale è stato vittima il nostro Presidente Berlusconi, conferma clamorosamente quello che stiamo denunciando da anni: la politicizzazione di una parte della magistratura, ma anche l'esistenza in Italia di un'emergenza giustizia che mette in pericolo la rappresentanza democratica, la sicurezza, la privacy e i diritti di libertà di ogni cittadino". Un segnale molto forte.  Ma dietro le preoccupazioni di una larga fetta del partito c'è anche il timore che l'ala dura possa assumere le redini di Forza Italia e dare un'impronta barricadera alla nuova creatura, lasciando ai margini le colombe.         

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