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Cav nelle mani della "Severino" Ecco chi lo salva e chi no

Silvio Berlusconi

Onida e Mirabelli: "Si può applicare". Armaroli: "Non è retroattiva", e Guzzetta assicura: "La legge è incostituzionale, Silvio può ricandidarsi"

Ignazio Stagno
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Il futuro del Cav e la sua decadenza dal Senato passano tra gli ingranaggi della legge Monti-Severino. Al centro del dibattito tra Pd e Pdl c'è il decreto legislativo del 31 dicembre 2012, che dà attuazione alla legge anticorruzione (la cosiddetta legge Severino) nella parte riguardante l'etica in politica, quella in cui si stabilisce l'incandidabilità a parlamentare italiano ed europeo di chi sia stato condannato in via definitiva a pene superiori ai 2 anni di reclusione per delitti non colposi punibili nel massimo con almeno 4 anni di carcere. Berlusconi è stato condannato in via definitiva a 4 anni di carcere, tre dei quali coperti da indulto, per frode fiscale. Sulla norma si è accesa una bagarre di pareri tra i costituzionalisti soprattutto sul piano della retroattività. L'art.3 salva il Cav -  Il nodo da sciogliere riguarda l'articolo 3 che tra la prima bozza e la definitiva approvazione è stato modificato. L'articolo tratta proprio il caso del Cav, ovvero quando una condanna definitiva sopraggiunge durante un incarico elettivo, come quello ad esempio di senatore. Rimanda all'articolo 66 della Costituzione (“Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità”), esplicitato poi in un riferimento diretto: “Le sentenze definitive di condanna [...] sono immediatamente comunicate [...] alla Camera di appartenenza ai fini della relativa deliberazione”. Insomma secondo il testo di legge la decisione sulla decadenza del Cav spetta al Senato e la "Severino-Monti" non parla di "decadenza automatica" dalla carica elettiva. Nella prima bozza della legge invece all'art.3 si parlava di "decadenza di diritto". Passaggio che poi è scomparso nell'approvazione finale. Ma nonostante il testo su questo punto sia abbastanza chiaro continua la guerra tra i giuristi.  E' incostituzionale -  Il presidente della Commissione affari costituzionali, Francesco Paolo Sisto è stato chiaro: "Se la norma può essere retroattiva è superata dall'indulto". Apriti cielo. I giuristi si sono spaccati in due. C'è chi sta con Sisto e chi invece ribalta completamente il suo parere. Giovanni Guzzetta assicura: "La norma è incostituzionale, ci procurerà una condanna dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, ma non preclude a Berlusconi il rientro nella competizione elettorale. In caso di nuove elezioni, spiega, "potrà comunque mettere il suo nome sul simbolo elettorale". E' applicabile - Non è dello stesso parere Cesare Mirabelli: "La Severino - spiega - non prevede una sanzione penale accessoria alla sentenza ma viaggia per conto suo, prevedendo alcuni requisiti per chi voglia candidarsi al Parlamento e che si applicano anche a chi già vi siede. Non l'applica un giudice in sede di condanna ma la legge disciplina autonomamente l'ineleggibilità a determinate cariche. In ogni caso, non si tratta di una sanzione penale retroattiva ma è una norma che determina l'incapacità momentanea a ricoprire determinate cariche e funzioni. Dunque, l'unico modo per non applicarla al caso Berlusconi è quello di modificarla". Contrario a quello di Sisto è il parere di Valerio Onida che al Corriere afferma: "Non stiamo parlando di una sanzione aggiuntiva - spiega il costituzionalista - ma dei criteri su cui si fonda l'eleggibilità di un cittadino".  Non è retroattiva - Paolo Armaroli invece è sicuro che la norma non sia retroattiva: "Si discute se la norma sia di carattere penale o amministrativo. Il fatto che sia una sorta di appendice alla legge sulla corruzione ci fa dire che va assimilata al campo penale. E qui è inammissibile la retroattività della legge, salvo fattispecie del passato come i passaggi dal fascismo e il nazismo alla democrazia". Insomma le idee sono confuse. Ma un'ancora di salvezza potrebbe arrivare dall Consulta alla quale Schifani chiederà un parere. Se gli ermellini decidessero che la norma è incostituzionale, a quel punto per il Cav la strada per una nuova campagna elettorale sarebbe solo in discesa. (I.S.)

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