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Cari Travaglio & Co., i folli non sono gli elettori del Cav ma le toghe senza credibilità

Travaglio, vicedirettore del

A "Repubblica" e al "Fatto" considerano "pazzi" gli elettori del Pdl perché non accettano la sentenza. Ma sorvolano sull'anomalia di una magistratura inefficiente e settaria

Massimo De' Manzoni
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Da giorni Michele Serra su Repubblica si arrovella su come chiamare, se non pazzia, il rifiuto degli elettori di centrodestra di accettare che Berlusconi sia un bandito, già condannato in via definitiva per un reato gravissimo e in procinto di essere colpito da altre sentenze sfavorevoli, e che quindi il suo posto sia in galera o, nella migliore delle ipotesi, agli arresti domiciliari. Comunque finalmente fuori dalla vita pubblica. È la sintesi estrema di un ragionamento che da un mese a questa parte si ripete ossessivamente in ogni dichiarazione di esponenti del Partito democratico, in ogni articolo di Repubblica e del Fatto Quotidiano, in non pochi interventi anche sugli altri organi di stampa. La questione non è politica ma giudiziaria, tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, c'è stata una sentenza della Cassazione, ora basta: Berlusconi sconti la pena e non ci rompa più. E i suoi elettori che ancora non se ne fanno una ragione sono alternativamente pazzi, complici, criminali anch'essi. Con il trionfante epitaffio: «In nessun Paese normale assisteremmo a un dibattito come questo». Già ma questo non è un Paese normale e il difetto di tutti questi virtuosi predicozzi da legalisti assoluti (ineccepibili in teoria, fasulli nella pratica) sta nelle premesse, che regolarmente vengono saltate. In nessun Paese normale la classe politica è stata privata dei suoi scudi, originariamente  previsti anche qui dalla «Costituzione più bella del mondo» ma all'occasione sfregiabile senza problemi. In nessun Paese  normale la magistratura inquirente e giudicante è una camerata comune in cui ci si scambiano in allegra promiscuità ruoli, favori e protezioni. In nessun Paese normale il giudice gode dell'impunità assoluta di fronte ai suoi errori come in Italia. In nessun Paese normale i magistrati tengono comizi politici, si fanno eleggere in massa in Parlamento, fondano partiti, svelano il desiderio di «sfasciare» un imputato, anticipano le sentenze a cena. In nessun Paese normale le toghe sono organizzate in correnti che elaborano manifesti politici nei quali si esprime chiaramente l'impegno a trasformare la società e ad abbattere il nemico di classe, anziché limitarsi a perseguire i reati. In nessun Paese normale il capo di un grande partito viene fatto oggetto di decine e decine di processi, spesso indirizzati in corsie preferenziali. In altre parole, in nessun Paese normale la magistratura è riuscita ad azzerare la propria credibilità in meno di un ventennio. Col corollario inevitabile che non è affatto detto che la sentenza definitiva chiuda la partita. Anzi, rischia di essere vista con sospetto da chi ha assistito a tutto questo e magari ha nel frattempo provato sulla propria pelle l'arroganza, l'inefficienza, l'incompetenza, la sciatteria, quando non la malafede, di alcuni tra coloro che sono chiamati ad amministrare la giustizia. Forse  Berlusconi è davvero colpevole, forse no. Ma non è più questo il punto. Il fatto drammatico è che una larga fetta di italiani non riconosca a chi è chiamato a stabilirlo l'autorità morale per farlo. Che per una moltitudine di cittadini non sia dal tribunale di Milano o da Esposito e la sua band che ci si possa aspettare la verità. Ed è per questo che la questione non è affatto giudiziaria, ma politica. Ecco, caro Serra: nessuna pazzia, nessuna cecità, nessuna correità. Semplicemente, molti milioni di italiani (e non sono tutti ultrà berlusconiani, non raccontiamoci storie) non credono più nella giustizia. E quindi non ne riconoscono le sentenze. Del resto, in materia, proprio voi di Repubblica siete maestri assoluti. A parte il doppiopesismo che avete sempre sfoderato a proposito delle disavventure giudiziarie del vostro editore Carlo De Benedetti (le cui sentenze sfavorevoli erano abbondantemente criticabili), basta pensare al caso di Adriano Sofri. Reato ben più grave della frode fiscale del Cavaliere: omicidio aggravato dalle finalità di terrorismo. Accusa condotta da magistrati da voi sempre portati in palmo di mano. Sentenza di colpevolezza passata in giudicato. Campagna di stampa contro il verdetto che conduce alla riapertura straordinaria del caso. Nuovi processi (altro che «quarto grado di giudizio», qui siamo arrivati al sesto o al settimo, roba mai vista), medesimo esito, analoga reazione: verdetto inaccettabile. Successiva campagna martellante per far ottenere a Sofri una grazia che lui si rifiutava ostinatamente di chiedere così come si incaponiva a non riconoscere la sentenza. Vi ricorda niente?  E a proposito di coerenza. Vorreste per favore mettere d'accordo Gad Lerner, che sulla vostra prima pagina di ieri definisce l'eventuale amnistia una porcata sulla pelle di chi soffre fatta solo per salvare Berlusconi, e Liana Milella, che sulla medesima prima pagina, a pochi centimetri di distanza, sostiene che per il Cavaliere l'amnistia è inutile? E, visto che ci siete, volete tentare nell'impresa (difficile, lo sappiamo) di mettere d'accordo Lerner con se stesso, dal momento che in passato, quando non contemplava la possibilità che potesse riguardare anche l'odiato Caimano, dell'amnistia Gad era un acceso fautore? Forse basterebbe porgli una semplice domanda: se fa schifo il Pdl che vuole salvarne uno «abusando della sofferenza altrui», che sentimento ispira lui incitando a prolungare ora la «sofferenza di decine di migliaia di persone»  solo per il gusto di spedirne al gabbio una?  Coraggio, ragazzi: ogni tanto si può anche scollegare il pilota automatico e pensare con la propria testa. Consigliatelo anche ai vostri amici del Pd. Qualche lettore/elettore con la bava alla bocca magari si incazzerà, ma fare due passi fuori dalla gabbia dell'antiberlusconismo può avere effetti miracolosi sulla vostra salute mentale. E dare finalmente un po' di pace ai tormenti del povero Serra.  

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