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Pd, la lettera dei senatori democratici per salvare Berlusconi e Letta

Enrico Letta e Silvio Berlusconi

Esposito firmatario dell'appello ai "compagni" per rinviare il voto in Giunta a dopo la sentenza dell'Appello sull'interdizione del Cav. Così sperano di azzoppare i falchi azzurri

Giulio Bucchi
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Una lettera per salvare Berlusconi e, con lui, il governo Letta. Firmata: senatori Pd. E' quella inviata a "care compagne e cari compagni" dal piemontese Stefano Esposito (il democratico ultrà della Tav) e firmata da Federico Fornaro, Vannino Chiti, Borioli, Ferrara, Fissore, Favero, Manassero, Zanoni e dal socialista Buemi. Oggetto: il voto in Giunta del 9 settembre sulla decadenza di Silvio Berlusconi. "Non si possono certo ignorare una serie di problematiche tecnico-giuridiche sulle quali è in corso un ampio dibattito che coinvolge autorevoli giuristi e costituzionalisti. Particolarmente rilevanti sono state le questioni sollevate da Luciano Violante in un'intervista al Corriere...". Come scrive Tommaso Labate proprio sul Corriere della Sera, il nodo di questa lettera-appello è chiaro: un pezzo del Pd vuole trovare un modo per allungare i tempi della Giunta. Obiettivo comune alle colombe del Pdl che continuano a percorrere la strada della "distensione". Labate parla di una "task force di governisti di Pd e Pdl", al lavoro da settimane. Proprio Violante, con il suo "lodo", ha dato corpo a quella strada, ora ipotesi concreta anche a sinistra. Questione di tempi - L'obiettivo dei senatori democratici ha però anche un altro scopo: quello di "disarmare", alla fine della vicenda, proprio Berlusconi e falchi Pdl. Lo schema è questo: rallentare la Giunta e far slittare il voto definitivo sulla decadenza da senatore del Cavaliere a dopo la pronuncia del Tribunale d'Appello di Milano cui è stata rinviata la definizione della pena accessoria del Processo Mediaset. Se si arriverà a votare a Palazzo Madama dopo quella pronuncia, con interdizione sia pur presumibilmente ridotta a un massimo di 3 anni, a quel punto pochi nel Pdl potranno opporsi a un voto di decadenza. O almeno, questa è la convinzione a largo del Nazareno, interessato a far passare il voto in Senato come un fatto "tecnico" e non "politico". Le strade per rinviare il più in là possibile il verdetto della giunta le snocciola Labate: votare no alla relazione del pidiellino Andrea Augello, con conseguente nomina di un nuovo relatore. Oppure "ricusare" il presidente della Giunta Dario Stefàno di Sel, come suggerito dall'avvocato Carlo Taormina dalle colonne del Fatto quotidiano.

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