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Giustizia, Berlusconi firma il referendum dei radicali: "Nessun ultimatum a Letta"

Giulio Bucchi
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"Nessun ultimatum al governo, auguro a Letta di rimanere a Palazzo Chigi". Dopo i toni duri di venerdì, con cui aveva mandato messaggi minacciosi all'esecutivo, Silvio Berlusconi mostra un volto decisamente più conciliante. Forse anche perché la reazione, da parte del premier, non era stata delle migliori: "Sulla decadenza non vedo margini", ha ammesso Enrico Letta dalla Festa nazionale del Pd a Genova. Meglio, dunque, portare avanti la battaglia sulla giustizia fuori dai palazzi, in attesa di difendersi in Giunta. Una firma per i radicali - Questa mattina, sabato 31 agosto, come annunciato ieri, il Cavaliere ha ufficialmente "sposato" la causa dei Radicali e dei referendum sulla riforma della giustizia, non limitandosi a un appoggio politico ma mettendoci faccia e firma. Il leader Pdl si è recato personalmente a sottoscrivere i quesiti preparati dai radicali "per una giustizia giusta". Berlusconi ha scelto per l'occasione il tradizionale banchetto per le firme allestito dal partito di Marco Pannella a Largo di Torre Argentina, a un passo dalla storica sede Radicale e altrettanto vicina a Palazzo Grazioli. Il Cavaliere è giunto accompagnato dal leader dei Radicali con il quale ha avuto un nuovo colloquio - ieri mattina si era intrattenuto a lungo in casa Pannella - questa volta nella sua residenza. "Un disegno per eliminarmi" - "Questo governo ha fatto cose egrege gli auguro di andare avanti", stupisce tutti Berlusconi, nella sua uscita romana al banchetto con cui è arrivato a braccetto con Pannella. Il Cavaliere ha placato le polemiche sollevate dalle sue parole, rispedendole al mittente. "C'è un disegno preciso, vogliono eliminarmi. Le condanne che ho avuto sono soltanto politiche" e hanno l'obiettivo di favorire la sinistra, "affinché possa prendere definitivamente il potere". Nelle ultime settimane molti hanno affacciato l'ipotesi di un asse tra lettiani del Pd e ministri del Pdl per far continuare il governo, indipendentemente dalle sorti del Cavaliere. "Ritiro dei ministri in caso di decadenza? Questo è quello che mi dicono gli stessi ministri, chiedetelo a loro", spiega Berlusconi, proponendosi di fatto come il garante della stabilità dell'esecutivo. "Comunque io mi auguro che questo non accada". Nessuno pensi però che il Cavaliere abbia fatto retromarcia sul Pd e la questione decadenza: "E' una cosa che entra nell'assurdità che una forza democratica, che vuole essere democratica, come il Partito democratico, pretenda che, essendo alleata con un'altra forza democratica, questa possa restare a collaborare al tavolo del governo, se gli sottrae il fondatore e leader". A largo del Nazareno fischieranno le orecchie a molti.

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