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Rotondi dà le pagelle Dc: "Angelino sembra Forlani"

Nicoletta Orlandi Posti
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Bisogna fare come nella Democrazia Cristiana, dice Gianfranco Rotondi: ogni tanto si azzera tutto e si ricomincia da capo. Il centrodestra vive giorni tormentati, ma per lui, «democristiano e berlusconiano, orgoglioso di entrambe le definizioni», il momento deve essere propizio a un nuovo inizio. L'ex ministro e fondatore della nuova Dc non nasconde i problemi: «Spero torni il sole, ma so che ci aspetta un po' di tempesta». Certo il governo Letta-Alfano è un monocolore Dc. Il premier è un mix di Andreatta e Andreotti, il suo vice ricorda Forlani. Ma la richiesta dello  scalpo di Berlusconi non è piaciuta a Rotondi: «Giudico moralmente inaccettabile il tentativo di abbattere Silvio. Infatti non c'ero durante il voto di fiducia».      Nel Pdl la frattura è insanabile? «Si può ricucire. Il presidente Berlusconi lo vuole con forza e penso sia giusto mantenere la possibilità di ricomporre il partito con protagonisti meno litigiosi».  Il Cavaliere dovrebbe mollare alcuni consiglieri? «No. Se si riferisce a Daniela Santanché dico che non è il falco che viene dipinto. È donna di grandi capacità di mediazione. Su di lei la penso come Andreotti che la stimava. Secondo me bisognerebbe azzerare tutto e ripartire. Se Berlusconi è il leader di riferimento, questo è il momento per dargli pieni poteri sul partito. Quello che è avvenuto è grave perché è parso che le indicazioni del capo siano modo trattabili».  La resa di Berlusconi, hanno scritto tanti. «Infatti ho seguito un consiglio che dava sempre il presidente De Mita: in certe giornate è meglio non leggere i giornali».  Angelino Alfano chi le ricorda della storica Dc? «Mi presto al giochino, ma  preciso che ho un anno meno di Lupi. Scriviamolo perché non sempre si vede. Detto ciò, Alfano io l'ho sempre paragonato a Forlani: perbene e simpatico come lui. Ma in questa occasione mi sembra che sia stato dentro una metafora eterna della politica e di quella democristiana, cioè l'allievo che a un certo punto si mangia il maestro».  Un parricida? «Parricidio non è parola democristiana. Tutti gli allievi tentano di superare i maestri. Lui ha provato e non do giudizi, non esistono nella politica le categorie del tradimento. Al limite valuto le scelte di Berlusconi».  Il Cavaliere a chi lo paragoniamo? «Berlusconi è una Dc a conduzione individuale. Lui è la Dc come se davvero il Signore, sparita la Dc, avesse deciso di sommare tutti i suoi leader in un solo personaggio. Berlusconi è imprevedibile, ma se proprio devo dire un leader, allora lo paragonerei a Fanfani».  Non mi dica per la statura... «Bassini entrambi, senza offesa. Ma soprattutto onesti. Perché Berlusconi è un uomo molto onesto e Fanfani lo era, come era liberale ma attento ai ceti popolari, nemico dei comunisti e indovinate un po' come la sinistra chiamava Amintore Fanfani?   Il nano maledetto? «Esatto. E vi ricorda qualcosa? Quando la Dc perse il referendum sul divorzio, ci fu la famosa vignetta dell'Unità che poi fu clonata per Berlusconi, con la bottiglia di spumante che schizza fuori il tappo. Qualcuno si scandalizzerà, ma quelli che mi contesteranno saranno i figli di chi chiamava fascista Fanfani».  Passiamo al presidente Napolitano. «Non c'entra con la Dc. A Napoli lo chiamavano Mast'acconcia, nel senso di chi cerca di aggiustare tutto, spicciare ogni faccenda e, in effetti, è il suo mestiere».  Enrico Letta? «Se mi è permessa una sviolinata, Enrico è il programma migliore tra i giovani della Dc. È una crasi perfetta tra Andreatta e Andreotti: geniale e colto come il primo e capace di navigare nel Palazzo come il secondo. Con in più il brand dello zio Gianni».  Con queste premesse il governo durerà a lungo? «Non c'è dubbio. È un monocolore della Dc. Ma che io voglia tanto bene alla Dc da organizzare un'opposizione al governo, questo è il completamento del capolavoro. Già la Dc occupa i banchi del governo, farò in modo che occupi pure quelli dell'opposizione».  Conferma la sua volontà di candidarsi a premier? «Certo. Io sono l'usato garantito. Ma con qualche idea nuova, che anche Grillo non potrà non condividere. Le elezioni si allontanano, ma io sono un passista».   Cosa pensa di Beppe Grillo? «Lo apprezzo per l'ondata di freschezza che ha portato in Parlamento. E svelo un'esclusiva: Grillo fece la campagna elettorale per De Mita nell'83. E visto che mamma Dc non dimentica nessuno che l'ha aiutata nei momenti difficili, io non lo attacco e penso che da certe idee di Grillo dobbiamo partire per bonificare la politica italiana. Insomma, avrete la sorpresa che anche la Dc sa farsi un po' grillina».  intervista di Brunella Bolloli

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