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Pdl, Fitto: "Azzerare tutto, poi il congresso."

L'ex governatore della Puglia contro il segretario: "Non condivido le sue azionie". In molti si schierano al suo fianco: ecco chi sono i "lealisti"

Andrea Tempestini
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"Una legittimazione che preveda l'azzeramento di tutti gli incarichi di partito, e la convocazione di un congresso straordinario che discuta e decida la linea politica e che faccia esprimere direttamente i nostri elettori per il segretario". Questo il cuore della proposta di Raffaele Fitto. Una sfida lanciata ad Angelino Alfano per la guida del Pdl. I toni sono durissimi: non si parla solo di azzeramento dei vertici. Ma anche di programma, di falchi, colombe e della linea del segretario, "subalterna alla sinistra". "Noi non vogliamo posti e poltrone, vogliamo la legittimazione", aggiunge. Tutto in discussione - Dopo settimane di silenzio, l'ex governatore della Puglia, in un'intervista al Corriere della Sera, esce allo scoperto: dopo il passaggio traumatico appena avvenuto nel partito, nel Pdl, tutto deve essere rimesso in discussione. Lui si dice "né falco né colomba", ma i duri del partiti si coagulano attorno a Fitto. "Siamo in tanti - spiega - e abbiamo deciso di chiamarci lealisti. Siamo quelli che non si limitano solo ad inviare comunicati stampa quando viene commesso un gravissimo atto come in giunta al Senato venerdì. Siamo quelli - prosegue - che rifiutano di accettare che 20 anni di nostra storia, di passione, di idee, di coinvolgimento di milioni di italiani attorno a Berlusconi possano essere raccontati come un romanzo crminale". Fitto rivendica poi la battaglia contro le tasse, la lotta per il bipolarismo e il presidenzialismo. "Insomma, siamo quelli leali con Berlusconi e le sue politiche". Alfano nel mirino - Un messaggio chiaro, il cui bersaglio ha un nome e un cognome: Angelino Alfano. Quando si chiede a Fitto se i suoi rapporti con il segretario sono allo zero, risponde con franchezza: "Dirò la verità: in politica si alternano fasi di più o meno intensa collaborazione, e in questo periodo io non condivido la sua azione politica". Ed ecco la bordata termonucleare: "Alfano rischia di costruire un centro politicamente e culturalmente subalterno alla sinistra". Quindi l'ex governatore pugliese cita le riforme istituzionali, "concordate con il Pd", e la sparizione dall'agenda della riforma della giustizia. "Perché?", Raffaele incalza Angelino. La sfida - Nell'intervista ribadisce di condividere gli appelli all'unità del partito arrivati negli ultimi giorni. Ma Fitto spiega che l'unico modo per uscire dalle difficoltà e per tenere insieme il Pdl è "come ci ha sempre ricordato Alfano (...) la legittimazione dal basso". Ossia, come già detto, azzeramento delle cariche e un congresso, "per l'elezione del segretario, degli organismi dirigenti di Roma fino al più piccolo dei nostri paesi". I lealisti al Cavaliere prendono posizione.  Chi sta con Fitto - I vari Santanchè, Verdini e Brunetta osservano interessati. Alfano sa che quella che ha davanti a sè è tutto fuorché un'autostrada verso la leadership. E infatti l'intervento di Fitto, nel Pdl, raccoglie subito molti consensi. Nitto Palma spiega che le sue parole sono in linea con quanto pensano i dirigenti campani. Poi D'Anna e la Bernini, secondo cui è corretto ripartire da un congresso e dall'azzeramento delle nomine. Quindi la Gelmini e Galan, che spiegano come senza congresso il partito rischia la disgregazione. Per la Polverini quella dell'ex governatore è la linea giusta, parole sposate in toto dalla Mussolini. La fronda dei "fittiani" si amplica con il passare dei minuti. La sfida è appena iniziata.

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