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Si va a votare a marzo, non vincerà nessuno. Lo scenario apocalittico: cosa accadrà a giugno

Giovanni Ruggiero
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Tutte le forze politiche, nessuna esclusa, sarebbe d'accordo con la possibile data del voto fissata per il 4 marzo 2018. La scelta di un giorno così vicino secondo alcuni sarebbe stata giustificata dalla fretta che avrebbe Matteo Renzi di andare alle urne. Più tempo passa, più per il segretario Dem la vita si fa complicata, tra scissioni, litigi e prove di forza in Aula, una situazione estenuante. Eppure non sarebbe l'unico motivo dietro la scelta di quella data, anzi secondo un retroscena del Corriere della sera, non sarebbe neanche la più forte. Una volta approvata la nuova legge elettorale, la certezza che ha messo d'accordo tutti i partiti è che, chiunque vincerà le prossime elezioni, non avrà la maggioranza necessaria per governare. E i sondaggi non fanno che confermare questa convinzione. Non resta quindi che accettare anche le eventualità più estreme, come la possibilità che si torni al voto già al giugno successivo, una volta che il presidente Sergio Mattarella abbia verificato l'impossibilità a formare un governo. Ne potrebbe venir fuori una campagna elettorale ben più radicalizzata della precedente, tutti a caccia del voto utile e con partiti come il Movimento 5 stelle messi all'angolo dalla spinta delle larghe intese.

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