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2018, l'anno di Berlusconi eterno: i 4 motivi. Perché il Cav governerà (anche se perderà)

Giulio Bucchi
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Il 2018 sarà l'anno di "Silvio Berlusconi eterno". La profezia è del Foglio ed è sostenuta da 4 prove lampanti che confermano la tesi: il Cavaliere è e resterà al centro della scena politica italiana, in ogni caso e comunque andranno le elezioni del 4 marzo. Non male per chi, come il leader di Forza Italia, un anno fa finì in ospedale per un'operazione a cuore aperto e a tutto pensava tranne che a tornare al governo.  E invece, oggi, lui è l'unico leader (meglio, sottolinea il Foglio, "la rockstar") che può vantare una exit strategy. Se alle urne non prenderà la maggioranza con il centrodestra, potrà sempre ambire a un governo di larghe intese con il Pd e i moderati. E lo stesso potrà accadere se si tornerà a votare qualche mese dopo. Questo perché, ecco la seconda forza di Silvio, secondo il Foglio è come Lothar Matthaus, asso del calcio tedesco e trascinatore sia da giovane, da centrocampista offensivo, che da vecchio, da libero e faro del gioco. Una duttilità propria anche di Berlusconi, che nel 1994 incarnò meglio di tutti la tendenza maggioritaria degli italiani e che ora è forse l'unico in grado di leggere il ritorno al proporzionale nel modo corretto. E questo nonostante (o forse proprio perché) Forza Italia valga nei sondaggi 10 punti in meno rispetto a Pd e Movimento 5 Stelle. In sostanza, Berlusconi oggi è l'esempio perfetto del "rivoluzionario moderato". Rappresenta chi vuole cambiare e riformare lo Stato, ma senza aspirazioni populiste che sono comuni a Salvini, Renzi e Di Maio. Al contrario, il Cav è l'argine al populismo, fatto piuttosto singolare visto che fino al 2011, almeno, l'accusa che più gli riversavano contro i suoi detrattori era proprio quella di essere un populista di destra.  Il quarto e ultimo elemento di garanzia di successo è personale: Berlusconi è Berlusconi, un mito anche senza politica. I leader suoi avversari, senza partito e senza elezioni, sparirebbero dalle cronache o quasi. Lui no: è rimasto in prima pagina anche quando si era rifugiato in Kenya da Briatore, nell'anno di (dis)grazia 2012. Ora è tornato al centro. Di tutto. 

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