Luigi Di Maio, Marco Travaglio lo critica a tradimento sul Fatto
Legnata di Marco Travaglio ai suoi amici pentastellati. Il direttore del Fatto quotidiano nel suo editoriale ha analizzato una a una le regole del nuovo statuto del Movimento 5 Stelle e ne ha stroncate parecchie definendole senza mezzi termini "pessime idee" o "retoriche". Leggi anche: "Travaglio sciolto nell'acido", Filippo Facci da fine del mondo In particolare Travaglio critica la norma secondo la quale i parlamentari eletti nel M5S saranno obbligati a "votare la fiducia ai governi presieduti da un presidente del Consiglio espressione del M5S ", pena l'espulsione. "È una pessima idea, non degna di chi un anno fa contribuì a salvare la Costituzione.I 5Stelle insistono a predicare il vincolo di mandato, che però l'art. 67 della Carta esclude espressamente e nessuna maggioranza (né assoluta, né dei due terzi) consentirà mai di introdurre con una riforma costituzionale. Ogni tentativo di introdurlo (a parte la legittima espulsione di chi boicotta il governo del suo partito, sempre che questo non deragli dal suo programma) è destinato a infrangersi contro quel divieto, dunque è solo propaganda elettorale o dissuasiva". E suggerisce che se su vuole "impedire e sanzionare il vergognosissimo e impopolarissimo fenomeno dei voltagabbana", si può come aveva detto Gustavo Zagrebelsky: "Il parlamentare è libero di cambiare partito e anche di votare in dissenso dal suo gruppo. Ma, se lascia la maggioranza con cui è stato eletto per passare all'opposizione, o viceversa subito dopo deve decadere da parlamentare". Altro punto che non piace a Travaglio è che i parlamentari espulsi dovranno pagare una multa di 100 mila euro e dimettersi da parlamentari: "Anche la multa e le dimissioni resteranno lettera morta: agli espulsi basterà tradire l'impegno sottoscritto, iscriversi a un altro gruppo e restare in Parlamento svincolati dalle regole del M5S". E conclude: "Alla fine sarà decisivo il fattore umano: quali candidati verranno selezionati nei collegi e nei listini, quali ministri indicherà Di Maio, quali idee forti (e con quale efficacia comunicativa) il movimento riuscirà a imporre all'attenzione della gente in campagna elettorale. Senza inseguire gli altri sul loro terreno, senza rinunciare alla carica anti-sistema e lasciando fuori dall'agenda le idee balzane e improponibili".