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Pdl, Bondi replica a Cicchitto: "Berlusconi deve restare leader"

Il coordinatore risponde al collega che chiedeva pieni poteri ad Alfano: "Non moriremo postberlusconiani, impossibile collaborare con chi ha rifiutato la pacificazione"

Giulio Bucchi
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Gentile Direttore, anche se il mio rapporto di amicizia con Fabrizio Cicchitto si è spezzato, credo definitivamente, non rinuncio per questo a discuterne le opinioni, che in quest'ultimo periodo si sono fatte particolarmente aspre. La tesi principale di Cicchitto sembra   la seguente: una risposta efficace alla deriva giudiziaria in atto nel nostro Paese - che egli   non ha mai negato,  anzi ha il merito di averla indagata  nelle sue origini culturali - non può essere di tipo radicale e estremista. Di conseguenza, la decisione di votare la fiducia al governo Letta, di cui Cicchitto è stato uno strenuo fautore, sarebbe l'unico modo per «salvare il salvabile», visto che con il supposto estremismo di alcuni esponenti del partito, o di alcuni irresponsabili consiglieri del Presidente, non si «caverebbe un ragno dal buco». A me sembra che queste tesi siano profondamente errate. Cerco di spiegarlo. Cicchitto ricorda giustamente che il governo Letta è nato per una iniziativa politica del Presidente Berlusconi, fondata su una analisi realistica del risultato elettorale e sulla base della scommessa di poter replicare in Italia un governo di larghe intese sul modello tedesco.  Un governo che, considerando le peculiarità del nostro Paese, avrebbe potuto garantire una sufficiente governabilità solo presupponendo la possibilità   di una pacificazione politica. Questa condizione essenziale è stata fatta fallire innanzitutto dalla sentenza della Cassazione che, come in occasione del giudizio della Corte suprema relativamente al lodo Alfano, ha cambiato il corso della vita politica italiana. Tuttavia, bisogna aggiungere che la prospettiva di una pacificazione   avrebbe potuto essere salvaguardata se il Pd avesse almeno accettato di discutere nel merito la questione della decadenza del Presidente Berlusconi, demandando l'interpretazione della legge Severino alla Corte Costituzionale. Come è noto neppure questa richiesta minima è stata accettata dal Pd, il quale anzi ha addirittura accelerato la decisione della Giunta per le immunità, rivelando che il suo unico obiettivo era quello di sbarazzarsi il più rapidamente possibile dell'avversario di sempre. Questi i fatti. Come Cicchitto pensi, in queste condizioni, di poter collaborare con il Pd  è per me incomprensibile. A  meno che anche Cicchitto non abbia di fatto accettato la posizione classica del Pd, secondo cui una cosa è la stabilità di governo e un'altra cosa è la vicenda giudiziaria di Berlusconi. Due questioni, secondo il Pd, da tenere ben separate. Ma abbracciare di fatto questa posizione, significa derubricare la questione riguardante Berlusconi per l'appunto a una vicenda giudiziaria personale e privata e, come ha scritto Giuliano Ferrara, abbandonare Berlusconi al suo destino. In altri termini significa non prendere atto che l'attacco giudiziario contro Berlusconi è ripreso proprio durante il governo Letta, come ammette lo stesso Cicchitto, il quale però ne trae una conseguenza opposta a quella che sarebbe logico assumere. Invece di prendere atto dell'impossibilità  di convivere e di collaborare con un partito che rivendica orgogliosamente in ogni sede di essere il carnefice di Berlusconi, Cicchitto ritiene che il governo Letta rappresenti il contesto più avanzato per realizzare una linea politica moderata, naturalmente nel solco del Ppe (sic).  Come se non bastasse, l'operazione con cui il Pdl è giunto a votare la fiducia al governo  è avvenuta attraverso una spaccatura   del Pdl e soprattutto un indebolimento del prestigio politico del  Presidente Berlusconi, nel momento di sua massima difficoltà sul   piano personale e giudiziario. Nonostante questa vicenda, che resta una macchia nella storia del  nostro partito, ora Cicchitto pretende addirittura che il Presidente  Berlusconi indichi il suo successore, minacciando in caso  contrario la formazione di due partiti e di due gruppi parlamentari. A me sembra che questo modo di procedere sia non solo  politicamente sbagliato, ma anche moralmente inaccettabile. La  mia opinione è invece che la condizione essenziale per preservare  l'esistenza stessa di un centrodestra in Italia, minacciata da  un attacco giudiziario senza precedenti e con la complicità  di una sinistra per molti aspetti peggiore e più pericolosa del  vecchio partito comunista, sia costituita dal ripristino della piena  leadership del Presidente Berlusconi, la cui difesa dalla deriva  giudiziaria si identifica e coincide con la difesa della democrazia e  della libertà in Italia. di Sandro Bondi Coordinatore del Pdl

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