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Federica Mogherini & Co, gaffe diplomatica con la Cina: l'Italia sputa su 13 miliardi di euro

Andrea Tempestini
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Gentiloni? Assente, aveva un altro impegno. Francheschini? Assente anche lui: è in lutto perché ieri aveva il funerale della madre (condoglianze). Tajani? Non c'è, sta male. Mogherini? Oggi doveva andare da un'altra parte. All'appello, a Palazzo Ducale - in piazza San Marco, a Venezia - per un motivo o per l'altro mancavano tutti i nostri alti rappresentanti annunciati nelle settimane precedenti. E così l'inaugurazione dell'Anno del Turismo 2018 Europa-Cina è scivolata via faticosamente tra l'imbarazzo di chi ha dovuto sostituire chi non si è presentato e la rabbia della delegazione ospite, che chiaramente si è sentita presa in giro. Ma come: questi vengono dall'altra parte del mondo, l'evento - organizzato dalla Commissione Ue e annunciato in pompa magna da Juncker - è stato programmato con mesi d'anticipo, la Cina è una potenza mondiale in costante crescita, i turisti cinesi che trascorrono le vacanze in Italia ogni anno sono almeno due milioni, ma in Italia alla cerimonia d'apertura di uno degli appuntamenti più importanti per il turismo cinese al posto delle nostre autorità si presentano i rimpiazzi. Leggi anche: "Mogherini amica dei dittatori": la demoliscono pure negli Stati Uniti La Cina è una miniera d'oro in grado di portarci ogni anno circa 13 miliardi di euro di investimenti, il summit era stato pensato anche per facilitare gli scambi commerciali, e noi cosa facciamo? Li snobbiamo. Evidentemente, per le nostre autorità, che all'incontro ci fossero le più alte cariche dello Stato cinese o i ministri Ping, Pong e Pang della Turandot non faceva differenza. Il primo a far sapere che non avrebbe partecipato all'appuntamento era stato il premier Gentiloni. Alla notizia del forfait il primo ministro cinese Li Keqiang aveva risposto decidendo di mandare a Venezia al posto suo il vice, Qi Xuchun. Il quale, a sua volta, a fine cerimonia ha risposto alle assenze italiane andandosene via senza nemmeno posare per le foto di rito, lasciando vuoto il posto a tavola che gli era stato riservato e disertando la visita alla Sala dei Dogi della Repubblica di Venezia. Nessuno della delegazione ospite si è trattenuto un minuto in più del necessario a Palazzo Ducale. Devono essere stati belli infuriati questi cinesi per filare via senza nemmeno salutare considerando il rispetto e l'educazione tipiche dei popoli dell'Estremo Oriente. Gli organizzatori si sono realmente resi conto dell'incidente diplomatico quando il governatore del Veneto, Luca Zaia, il sottosegretario ai Beni Culturali, Dorina Bianchi (mandata in sostituzione di Franceschini), il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e l'assessore regionale al Turismo, Federico Caner, si sono ritrovati in sala stampa solo col ministro del Turismo bulgaro e presidente di turno del Consiglio dell'Ue, Nikolina Angelkova, e il commissario polacco europeo per l'Industria, Elzbieta Bienkowska. Di occhi a mandorla a quel punto non c'era più nemmeno l'ombra. E dunque alla conferenza stampa organizzata in occasione dell'inaugurazione dell'Anno del Turismo 2018 Europa-Cina hanno partecipato soltanto gli europei. Che figuraccia! Per di più sono stati soltanto i nostri politici a dare forfait. Quelli degli altri Paesi che avevano annunciato la propria partecipazione c'erano tutti. Se, come detto, a sostituire il ministro Franceschini è stata Dorina Bianchi, a prendere il posto del presidente del parlamento europeo Antonio Tajani è stato il suo portavoce, nonché capo di gabinetto per le Relazioni Esterne Carlo Corazza. Il quale, dal palco, a nome di Tajani ha detto che «quest'anno dobbiamo impegnarci a far aumentare il numero dei turisti in Europa spingendo sulla rivoluzione digitale e sulla formazione, usando meglio i fondi europei e unendo al massimo le nostre forze nella promozione». Poi, ha aggiunto, «dobbiamo semplificare la vita agli imprenditori e anche a chi vuole venire da voi (in Cina, ndr), ad esempio con una politica più snella e veloce dei visti anche aumentando i centri dove si rilasciano». Tutto giusto, per carità, peccato però che i rappresentanti della Repubblica Popolare Cinese si aspettassero di affrontare questi importanti argomenti col nostro presidente del Consiglio o col ministro del Turismo. Al limite con l'Alto rappresentante dell'Ue per gli Affari Esteri o col presidente del parlamento europeo, dato che sono entrambi italiani. E invece i cinesi si sono trovati sul palco con dei rimpiazzi chiamati in fretta e furia per evitare che davanti alla platea non ci fosse nemmeno una presenza istituzionale italiana. Se non altro, prima di andarsene, il vice primo ministro Qi Xuchun pare che il protocollo Italia-Cina - che ha lo scopo di valorizzare le grandi città, i siti patrimoni dell'Unesco e le aree rurali - lo abbia firmato. di Alessandro Gonzato

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