Romano Prodi, il Pd si attacca a lui: il piano con cui vuole tornare a comdanare
Un grandioso piano da oltre 1.500 miliardi entro il 2030. Grandioso almeno sulla carta che riproietta Romano Prodi sulla scena politica alla vigilia delle elezioni. Ben 150 miliardi di euro l'anno finanziati, in Italia, dalla Cassa depositi e prestiti (e dalle consorelle pubbliche francese e tedesca), per sostenere il futuro dell'Europa ed evitare che i singoli nazionalismi possano progressivamente avere la meglio nei 27 Stati europei. Leggi anche: "Chi è davvero quell'uomo": Friedman massacra D'Alema L'intenzione è di raggranellare miliardi di investimenti da investire nelle istituzioni sociali, così da compensare i tagli che in questo decennio di crisi hanno devastato un intero continente. Secondo il Professore bolognese servono scuole, strutture sanitarie, edilizia popolare. L'ex leader dell'Ulivo tira fuori le carte di un piano che non evita di definire «grandioso». E presenta a Bruxelles le 100 pagine del “Boosting investment in social infrastructure in Europe”. Sintesi degli interventi necessari per contrastare l'idea che l'Europa sia solo una matrigna di eurobrocrati voraci e senza attenzione per il sociale. Per la prima volta si fa di conto, in un'ottica continentale, e salta fuori quanto spendiamo e quanto dovremmo spendere per sostenere un sistema sociale che preveda crescita e assistenza, formazione e solidarietà. Ad oggi vengono investiti 170 miliardi l'anno in infrastrutture sociali, principalmente da autorità locali, regionali e nazionali. Il problema è che gli attuali 170 miliardi hanno subito un calo notevole. Una progressiva e costante contrazione - complice sicuramente la crisi economica e i tagli ai budget dei singoli Stati - che viene prudentemente stimata in un meno 20%. Se non di più. Il Professore bolognese teme che senza un intervento urgente (entro il 2019), l'Europa non possa reggere alle sfide del futuro. Lasciando a piede libero i singoli nazionalismi che porteranno inevitabilmente a defragrare l'intero progetto politico europeo. Insomma, serve quello che viene sintetizzato come un New Deal «per salvare l'Unione europea». E urgono, soprattutto, investimenti poderosi (appunto i previsti 1.500 miliardi di euro), per invertire questa tendenza implosiva dell'Ue. Lo studio prodiano ha trovato il plauso convinto del Pd, affamato di proposte da spendere per la campagna elettorale. Tra i primi a mostrare apprezzamento il ministro dell'Agricoltura, Maurizio Martina. «No all'Europa dei banchieri, sì all'Europa sociale», ha detto il vicesegretario Dem, «sosteniamo la proposta di Prodi per un piano di investimenti europei a partire da educazione, salute e alloggi sociali. La nuova Europa deve nascere da qui». Ma a ruota sono accorsi il sottosegretario alle Politiche Ue, Sandro Gozi e l'ex segretario Piero Fassino. Alla fine si è aggregato pure l'ex presidente della Camera, Pierferdinando Casini, candidato col centrosinistra. La tesi sostenuta è che le criticità europee oggi possano sciogliersi solo di fronte a ingenti investimenti in salute, istruzione ed edilizia popolare per evitare le crescenti forze centrifughe che allontanano da Bruxelles e dal sogno di un continente unito. Tanto più che ora lo schiacciamento generazionale (crollo della natalità, crescita dell'età media), rischia di mandare fin troppo presto in crisi ciò che rimane del sistema di welfare che conosciamo. Se oggi l'assistenza sanitaria è tarata sulla cura delle malattie, in un domani non troppo lontano dovremo fare i conti con un'assistenza agli anziani sempre più ramificata e duratura. Saremo più vecchi nel volgere di pochi anni. Nel 2060 la popolazione ultre 65enne daà pari al 29%. (oggi siamo al 19). Ma anche in formazione mirata e sostegno abitativo alle nuove generazioni. In Italia sarà la Cassa Depositi e Prestiti a guidare la task force per attuare il “Piano Prodi”, e tentare la raccolta dei quattrini necessari con l'emessione di obbligazioni a lungo termine e a basso rischio. La Cdp - insieme alle consorelle francese e tedesca, la Caisse des depots et consignations e la KfW, Kreditanstalt für Wiederaufbau, dovranno dedicarsi alla raccolta finaziaria. A fine novembre la Cdp ha lanciato il primo Social Bond da 500 milioni per le Pmi delle regioni a basso tasso di sviluppo o colpite da calamità naturali. Ma una cosa è raccogliere 500 milioni, ben altra centinaia di miliardi. di Antonio Castro