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Matteo Renzi lascia fuori dalle candidature Pd tre uomini di Minniti: "ministro irritato", la sua clamorosa protesta

Giulio Bucchi
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"Veti e mortificazioni". La minoranza Pd non usa mezzi termini per spiegare come Matteo Renzi ha gestito la partita delle candidature. Liste da cui sono rimasti esclusi nomi eccellenti, cominciare da Andrea Martella, braccio destro del ministro della Giustizia Andrea Orlando. Ma la polemica su un partito che ha cambiato pelle, diventando sempre più simile alla Margherita (dal 5 marzo, forse, si dovrà parlare di PdR, Partito di Renzi) non risparmia nemmeno il governo.  Leggi anche: È Minniti l'asso di Renzi contro Salvini e Di Maio Il premier Paolo Gentiloni, sottolinea il Messaggero, ha perso per strada un fedelissimo come Ermete Realacci. Ancora più polemica però la posizione del ministro degli Interni Marco Minniti. Considerato una risorsa fondamentale in campagna elettorale, l'uomo forte del Viminale ha clamorosamente deciso di lasciare la movimentata direzione della notte tra venerdì e sabato. Una forma di protesta eclatante dovuta alla esclusione dalle candidature di tre suoi uomini, Enzo Amendola, Andrea Manciulli e Nicola Latorre, che come spiega il Messaggero rappresentano per Minniti i "punti di riferimento in materia di sicurezza e difesa". Anzi, rappresentavano. 

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