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Luigi Di Maio, il silenzio su Macerata e Luca Traini spacca il Movimento 5 Stelle: rivolta interna

Giulio Bucchi
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La "consegna del silenzio" di Luigi Di Maio sul caso Macerata e la tentata strage di africani da parte di Luca Traini agita il Movimento 5 Stelle. Il candidato premier grillino sa perfettamente che ogni parola sulla questione, legata strettamente al tema immigrazione, potrebbe spostare voti contro o a favore. Sbilanciarsi e condannare senza se e senza ma il gesto di Traini, in questo senso, potrebbe allontanare l'ala dell'elettorato più spaventata e sbilanciata verso destro, quindi meglio tacere. Leggi anche: Sondaggio di Mentana, effetto Macerata sul voto Un calcolo che non piace a molti esponenti anche di primo piano del Movimento. Ospite di Agorà su Raitre, Manlio Di Stefano è il primo a rompere il silenzio, condannando i toni usati da Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. D'altronde, per 48 ore come ricorda la Stampa i social e i gruppi più vicini ai 5 Stelle avevano accusato Di Maio di "atteggiamento pavido". Ma se Di Stefano sostiene che "parlare di invasione è sbagliato e pericoloso", poche ore dopo Di Maio lo smentisce su tutta la linea, parlando di "immigrazione business fuori controllo" incolpando Berlusconi per l'emergenza. Sul tema ovviamente vincerà la linea Di Maio, ma la frattura con Di Stefano, mai fuori dal coro, apre una falla perlomeno sul tema della comunicazione del "nuovo" Movimento.

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