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Mattarella, il rebus del dopo-voto: la "doppia fase", drammatica trappola per il presidente

Giulio Bucchi
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I giorni, forse le ore di terrore di Sergio Mattarella. Oggi tutti fanno finta di nulla, ma il rebus che si troverà a dover risolvere il presidente della Repubblica già dalla notte del 4 marzo è di quelli in grado di togliere il sonno a qualunque politico. A chi affidare il testimone delle consultazioni? A chi dare il compito di formare un governo?  Leggi anche: "Abbassate i toni", il diktat di Mattarella in campagna elettorale Lo scherzetto del Rosatellum-bis assomiglia sempre di più a un avvelenamento dei pozzi e come nota Carlo Valentini su Italia Oggi il Colle ha, oggi, due opzioni plausibili per il dopo-elezioni: dare l'incarico al leader del primo partito (con il Movimento 5 Stelle nettamente in vantaggio sul Pd) oppure al leader della coalizione vincente (e qui, stando ai sondaggi attuali, si tratterebbe del centrodestra con un derby interno tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini). In ogni caso la scelta di Mattarella scatenerà una rivolta politica tra gli "esclusi", rivolta destinata probabilmente a spegnersi in pochi giorni visto che, sempre sondaggi alla mano, da quelle prime consultazioni non nascerà alcun governo.  La carta in mano al Quirinale sarà dunque, secondo Valentini, quella della "doppia fase": consultazioni affidate prima al grillino Luigi Di Maio, poi al leader del primo partito del centrodestra. Di fronte al fallimento (plausibile) di entrambi, il Capo dello Stato potrà tentare la carta della moral suasion, per formare un "governo del presidente" supportato dalle larghe intese.

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