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Matteo Renzi, il retroscena sul ritorno di Prodi: per lui è un avviso di sfratto

Giovanni Ruggiero
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Il sostegno di Romano Prodi alla lista ulivista "Insieme" rappresenta per Matteo Renzi un avviso di sfratto. Da quando questa campagna elettorale è cominciata, al segretario del Partito democratico non ne va bene una. Già la partenza non è stata delle migliori, con i sondaggi sull'indice di fiducia dei leader che gli davano davanti sempre altri esponenti dem, Paolo Gentiloni in primis. Poi i rimbrotti dei capicorrente per la formazione delle liste, a loro dire troppo affollate di fedelissimi renziani, in barba a ogni rispetto delle quote interne al partito, cioè l'abc per un partito che si dovrebbe dichiarare democratico. Leggi anche: Tenetevi forte, è tornato Prodi: chi ha deciso di votare (e chi vuole premier) A far saltare la mosca al naso di Renzi poi è arrivato l'impegno in prima persona di Prodi, presente a un'evento elettorale a Bologna con accanto il premier Paolo Gentiloni. Proprio lui che i vertici Pd cercavano di far apparire come la faccia pulita e affidabile da ostentare su tv e giornali, si è ritrovato a ricevere gli elogi dell'ex presidente della Commissione europea, uno che con il segretario del Pd ormai non va d'accordo da anni. La distanza tra i due è ormai siderale, aumentata se possibile con il mancato appoggio da parte di Prodi del Pd, un affronto bello a buono che avrebbe scatenato l'irritazione del segretario dem. La mossa del Mortadella è sembrato un segnale di via libera per gli avversari interni di Renzi, a cominciare dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, rapidissimo a cogliere l'occasione: "È un segnale che parla al futuro", come riporta un retroscena del Corriere della sera. Sì, ma quale futuro? Prodi ha intenzione di impegnarsi sempre di più per far risalire la lista dei partitini ulivisti, l'idea di rifare il centrosinistra più largo possibile da quelle parti non è mai morta. Esattamente l'opposto rispetto all'idea renziana, cioè quella di mandare al diavolo gli scissionisti di Liberi e Uguali, ad esempio: "Il Pd - ha aggiunto Orlando - può ripartire con un'idea chiara che guarda all'unità del centrosinistra". Naturalmente senza la "dittatura" di Renzi. G.R.

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