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Ira De Luca: "Ma quale giornalismo? E' squadrismo"

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Napoli, 19 feb. (Adnkronos) - "Si è scatenata in queste ore una campagna di aggressione mediatica pseudogiornalistica contro di noi alla vigilia di una campagna elettorale delicata. Una operazione camorristica e squadristica nei nostri confronti che parte dal tema della gestione dei rifiuti". Lo dichiara il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, che in un video risponde alle polemiche sollevate dall'inchiesta giornalistica della testata web Fanpage che ieri hanno portato alle dimissioni del figlio Roberto. "Questa operazione - aggiunge De Luca - è la migliore conferma che nella Regione Campania stiamo buttando fuori la camorra e tutti gli interessi oscuri che si sono nascosti dentro al ciclo dei rifiuti. Due anni fa la Regione ha stipulato un protocollo di legalità con l'Anac, unica Regione d'Italia nella quale tutta la gestione di rifiuti e acque è sottoposto alla vigilanza dell'Anac. Le gare per la rimozione delle ecoballe vengono approvate dall'Anac, che deve approvare il capitolato di gara, deve vigilare sulle aziende che partecipano alla gara, che controlla la commissione che aggiudica la gara. Un esempio nazionale di correttezza e di trasparenza". "Il significato di questa operazione - continua De Luca in merito all'inchiesta di Fanpage.it - è esattamente il contrario di quello che vogliono fare apparire: è la reazione dei delinquenti e dei camorristi a un'operazione di pulizia che stiamo facendo in Campania, dove per la prima volta stiamo cacciando la camorra in relazione ai rifiuti". Secondo De Luca "è una vergogna nazionale: ma quale giornalismo? Viene ingaggiato un camorrista, uno che si presenta mascherato, un signore che fa un'intervista a mio figlio e parla solo lui di cose che non c'entrano niente, cerca di tirare in ballo la Regione, le ecoballe e le gare. E' una cosa vergognosa, ci dovremmo vergognare in Italia per il fatto che ci sia spazio per operazioni di vero squadrismo. A che punto è ridotta la democrazia italiana? Siamo arrivati al punto che una persona perbene deve vivere nella paura di sabotaggi, di manovre occulte. Ti può arrivare in casa un camorrista con telecamera nascosta, che viene a fare una registrazione, un'operazione di violenza privata". "Cosa ha portato alla luce? Parla solo lui per cercare di confondere le acque. La gente normale ormai se ne scappa dalle istituzioni e dalla vita pubblica per questo sistema di aggressione mediatica continua al quale fai fatica a rispondere in tempi brevi con migliaia di titoli diffamatori". De Luca spiega che in Campania "stiamo vivendo una resistenza, ci sentiamo partigiani in difesa dei valori di dignità e libertà umana. Sono anni che va avanti una vita pubblica fatta di calpestamento della dignità delle persone senza che ci sia una reazione adeguata. Su questo piano l'Italia arriva davvero alla barbarie". E l'ira di De Luca si abbatte anche contro gli antagonisti politici, prima rinnovando la sfida a Luigi Di Maio per "un dibattito pubblico dove, come e quando vuole e sulla materia che vuole lui", poi rivolgendosi al presidente del Senato e leader di LeU, Pietro Grasso: "Ho visto le sue dichiarazioni e c'è da vergognarsi". "I migliori utilizzatori di questa vicenda sono le Cinque Stelle - dice De Luca - e rinnovo alle Cinque Stelle il mio invito a un dibattito pubblico sui temi della trasparenza, della correttezza e della moralità pubblica. Sono mesi che sfido il loro candidato, Luigino Di Maio, a un dibattito pubblico. Mi piacerebbe avere un dibattito con questo giovanotto che intasca 15mila euro al mese e parla contro la casta". Poi De Luca estende l'invito "anche a Pietro Grasso: ho visto le sue dichiarazioni e c'è da vergognarsi. Non una parola sui camorristi che vengono a fare operazioni di aggressione e finto moralismo da quattro soldi. Sfido anche questo nostro amico a un dibattito pubblico in diretta, rigorosamente senza registrazioni e tagli, sui temi della moralità pubblica". De Luca conclude il messaggio video promettendo di "far ringoiare tutto a chi ha messo in piedi e a quelli che si sono prestati a questa aggressione mediatica".

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