Casapound, la follia anti-fascista: i centri sociali danno la caccia a Simone Di Stefano
Francesco Messina, il nuovo questore di Torino, non va per il sottile. Lo ha detto a chiare lettere un mese fa quando si è insediato. Un concetto che ha messo in pratica già in un paio di occasioni: «Tutti hanno il diritto di parlare e di manifestare il loro pensiero, purché lo facciano all' interno delle regole della civile convivenza». Altrimenti Messina suona la carica, come ha fatto il 7 febbraio di fronte al Teatro Regio per sedare No Tav scalmanati che contestavano il ministro Graziano Delrio in visita a Torino. Oggi il clima in città è ben più caldo e già ieri gruppi antagonisti si sono ritrovati per organizzare la caccia al fascista: «Li staneremo tutti», è l' incipit della chiamata alle armi sul sito "Macerie", portale di ispirazione insurrezionalista. Questo è il benvenuto di autonomi, anarchici e No Tav a Simone Di Stefano, leader di CasaPound. In questi giorni è circolato in città un volantino firmato «Torino Antifascista» che dà il via al tiro al bersaglio: «Giovedì il candidato premier di CasaPound Italia sarà a Torino per un tour di presentazione elettorale. Anche se ha paura a dirci dove si terrà l' incontro prepariamoci a stanarlo e ad accoglierlo come merita!», si legge sulla locandina in cui campeggia il simbolo degli "Antifa" che sovrasta quello di CasaPound messo sottosopra con la tartaruga rovesciata e una grande scritta «Staniamo Di Stefano». Leggi anche: Casapound, la clamorosa marcia nei sondaggi In cerca di una sede - Di vero c' è che per CasaPound non è stato semplice trovare a Torino un luogo dove organizzare il comizio; al gruppo politico è stato negato l' auditorium della Galleria d' Arte Moderna, in passato sede (ma anche oggi) di incontri, comizi e convegni di tutti i partiti, anche di quelli più piccoli e sconosciuti. Ma a Di Stefano è stato detto di no. Alla fine, se non ci saranno improvvisi cambiamenti di programma, CasaPound si riunirà in una sala dell' hotel NH di corso Vittorio Emanuele II, a due passi dal Tribunale. Il volantino di minaccia, però, non turba Di Stefano: «Il clima è minaccioso - dice -. Ma noi di CasaPound mica possiamo spostarci tutti con la scorta...». Consapevole del clima che lo attende Di Stefano sfodera un aplomb inaspettato: «Sarò a Torino per spiegare agli elettori i nostri programmi. Ciò che accadrà in strada non mi riguarda e non ci riguarda». La sala che è stata prenotata è la più capiente dell' hotel e i militanti di CasaPound sono certi, a dispetto dei contestatori, di riempirla. «Credo che - aggiunge Di Stefano - questa specie di antifascismo di ritorno sia un modo per coprire le manchevolezze e le colpe di una sinistra che in questi anni di governo non ha fatto nulla a favore dei lavoratori». Silenzi e strepiti -Una sinistra silente che lascia campo libero ai centri sociali e ai militanti della galassia antagonista. «Mi chiedo - aggiunge il capo di CasaPound - dove fossero i centri sociali e la sinistra quando è stato abolito l' articolo 18 dello statuto dei lavoratori. Noi siamo a fianco di chi lavora e delle categorie produttive che in questi anni sono state massacrate e tartassate». Il tour di Di Stefano è estenuante: «Ogni giorno vengo portato su e giù per l' Italia come un pacco postale», dice convinto che questa maratona sia il preludio di un successo alle urne. Intanto la Digos di Torino, già da ieri sera, ha predisposto un piano di ordine pubblico che prevede uno stretto servizio di sorveglianza attorno all' hotel dove parlerà Di Stefano e oggi la zona sarà presidiata da 200 poliziotti e carabinieri. La sede del comizio sarà irraggiungibile per chiunque, tranne che per i supporter di CasaPound e per gli elettori che intendono assistere pacificamente al comizio. La città blindata teme disordini, peraltro già annunciati non solo dal volantino «antifascista», ma anche dai centri sociali. Tra questi, Askatasuna viene indicato come il collettivo potenzialmente più pericoloso. Non a caso Giorgio Battagliola, il cuoco No Tav arrestato per aver aggredito il 10 febbraio a Piacenza un carabiniere, è un militante di Askatasuna. Anche il quell' occasione gli antagonisti avevano preso di mira CasaPound che nella città emiliana inaugurava una nuova sede. Si profilano ore difficili per una città che finora non si è mostrata molto interessata a una fiacca campagna elettorale.