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"Sapete come mi ha insultato in privato via sms?". Calabresi sbrocca, Feltri lo sputtana: da godere

Alessandra Menzani
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Ieri, sabato fasciocomunista, si sono svolte in alcune importanti città italiane manifestazioni oziose, prive di senso, assurde e addirittura comiche. Neoantifascisti che non hanno mai vissuto il regime ducesco, quindi non lo conoscono se non per averlo visto al cinema o in tv grazie ai programmi di Paolo Mieli, si sono opposti in piazza a manipoli di manganellatori privi di manganello e forse anche di cervello. Ne è venuta fuori una carnevalata in cui a svettare è stata solo la stupidità, figlia del vuoto politico nel quale il nostro Paese è precipitato nell' ultimo decennio. Ne parliamo soltanto perché si tratta di un fenomeno folcloristico che rischia di degenerare in rissa continua, capace di distogliere l' attenzione dei cittadini dai loro problemi autentici, quasi tutti di carattere economico. Lasciamo all' ottimo Filippo Facci il compito di raccontarci la giornata balorda dei nostalgici dei casini di piazza. Personalmente mi limito a sottolineare il contributo del quotidiano La Repubblica fornito alla degenerazione del clima elettorale. Già sono intervenuto per criticare il direttore di quel giornale, Mario Calabresi, l' orfano del famoso commissario ucciso dalla sinistra, il quale ha sostenuto nel proprio articolo di fondo che i guai nazionali discendono dal defunto fascismo e dal berlusconismo, dimostrando una superficialità spaventosa, che è poi la sua caratteristica più evidente. E l' orfano, anziché argomentare i motivi che lo inducono a contestare pubblicamente le mie osservazioni offerte ai lettori, mi ha bombardato mezza mattinata di insulti privati, utilizzando sms in serie trasmessi ovviamente con il cellulare. Una sequela di lagne alternate a ingiurie tipiche di un ragazzino bullo e isterico. Niente di drammatico. Sono abituato ad affrontare i maleducati e perfino i cafoni. Non è questo il punto. Si dà il caso che Repubblica, da quando Calabresi ne ha preso la guida, sostituendo un grande quale Ezio Mauro, si è impantanata in discussioni prive di costrutto e ha immiserito le proprie pagine con pistolotti sulla inesistente minaccia degli sparuti gruppi di tifosi di Mussolini. Una campagna insipida e completata da articoli denigratori di Berlusconi, quasi che questi avesse governato 24 anni, mentre è stato a Palazzo Chigi solo 9 anni: per il resto è stata la sinistra a menare il torrone dell' esecutivo. Aggiungiamo che il prode Mario, cioè l' orfano, non pago di avere dato fiato alle trombe del conformismo, ha riformato la grafica e la struttura del foglio fondato da Scalfari, trasformandolo in un organo anemico, esangue, simile a una lapide cimiteriale. Per approfondire leggi anche: L'indiscrezione: chi è in pole position per la direzione di Repubblica Cosicché le vendite sono calate oltre i limiti della crisi settoriale. Ed è noto che chi perde copie perde pure la testa. Succede specialmente a chi non ce l' ha. Ecco spiegate le azioni e le reazioni di Calabresi, un ragazzo che quando non sa come ribattere al proprio interlocutore gli dà dell' ubriacone, proprio lui che è ciucco da sobrio. Sono pronto a stampare su Libero i messaggi che il signor direttore di Repubblica mi ha inviato. A leggerli c' è da divertirsi. Serviranno anche a comprendere la statura culturale dell' autore dei medesimi. P.s. Segnalo che il condirettore di Repubblica, Tommaso Cerno, si è affrettato a togliere le tende dal giornale di Calabresi. E lo ha fatto tre mesi dopo la propria nomina. Ci sarà un perché. di Vittorio Feltri

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