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Matteo Salvini, il retroscena di Paolo Becchi: "Perché ha vinto lui e cosa succederà sul governo"

Giulio Bucchi
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"Altro che rottura, altro che tradimento. Matteo Salvini ha dimostrato una insospettabile capacità politica". Il professor Paolo Becchi, al telefono con Liberoquotidiano.it, dà la sua lettura alla notte che ha rischiato di far implodere il centrodestra. Sulle nomine delle presidenze di Camera e Senato, la coalizione ha trovato la quadra con la forzista Elisabetta Casellati a Palazzo Madama e un grillino per Montecitorio. Non Riccardo Fraccaro, ma Roberto Fico. "Né l'una né l'altro sono diretta emanazione dei leader. Anzi, sono espressione delle minoranze interne". Per Becchi è la vittoria di Salvini, che ha vinto la partita giocando il tutto per tutto, forzando la mano sulla Bernini per costringere Silvio Berlusconi (e Luigi Di Maio) a un passo indietro: "Certo, ha rischiato molto ma era l'unico modo per uscire dalla palude. La sua è stata una mossa di responsabilità, da statista. Per la prima volta non parla di ruspe e immigrati ma di mediazione istituzionale. Ha portato a casa il massimo possibile, altro che felpa. E intanto aveva pure già incassato la candidatura del leghista Massimiliano Fedriga alla Regione Friuli Venezia Giulia". Leggi anche: "Leccac***", un Becchi bestiale umilia Vauro in diretta Il centrodestra si è premurato di sottolineare come l'accordo con il Movimento 5 Stelle sulle due presidenze delle Camere non sia in alcun modo un antipasto di una futura intesa sul governo. "Si è chiusa la prima partita, vinta da Salvini, e ora se ne apre un'altra - concorda Becchi -. Per il governo si andrà per gradi, la verità è che si naviga a vista. L'accordo su Camera e Senato è stato fondamentale perché c'era il rischio concreto che la legislatura non partisse nemmeno. E ora non è detto nemmeno che arriveremo a un governo". Qualcuno ha azzardato una asse tra Di Maio e Salvini: "C'è un grosso problema, quei due si autoescludono a vicenda perché vogliono entrambi fare il premier. E Salvini non può lasciare fuori il resto del centrodestra, perché altrimenti con il suo 17% andrebbe a fare la stampella dei 5 Stelle". Per Becchi è quasi impossibile pensare anche a un governo Di Maio-Pd, e dunque resterebbe una sola via: "La cosa migliore è pensare a una legge elettorale adeguata e tornare alle urne entro la fine dell'anno, faremo senza come la Germania, la Spagna e il Belgio. Non puoi fare un governo con tre forze così differenti". Cosa resta dunque di queste ore drammatiche? "Resta la prova generale di Salvini, che si è dimostrato il vero leader del centrodestra. Forse non raccoglierà tutti i frutti oggi, ma lo farà tra qualche mese".

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