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Pd e Matteo Renzi, il sondaggio di Nando Pangoncelli: crollano sotto ai livelli raccolti al voto del 4 marzo

Davide Locano
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Il Pd si spacca sull'appoggio al M5s, si scanna prima della direzione, dunque i vertici del partito riuniti - dopo averlo impallinato per settimane - si inchinano nuovamente a Matteo Renzi: no all'accordo con i grillini, Maurizio Martina riconfermato segretario a tempo. Questa, in estrema sintesi, la parabola politica democratica delle ultime settimane. Una parabola che ha confermato, nei fatti, che il leader è soltanto uno: Renzi. Il risultato? Un ulteriore crollo nei sondaggi, certificato dall'ultima rilevazione di Nando Pagnoncelli pubblicata sul Corriere della Sera. Leggi anche: Di Maio, il suicidio perfetto: quando vuole andare a votare Già, gli elettori del Pd non ne possono più. Il dato è di quelli clamorosi: secondo la rilevazione Ipsos, infatti, il Pd riesce nella mirabile impresa di scendere sotto anche alla infima quota di consenso raggranellata alle elezioni del 4 marzo, quando prese il 18,7 per cento. Oggi, secondo Pagnoncelli, i democrat sono al 18,3%: potete pure chiamarlo effetto-Renzi. Per inciso, nelle settimane dopo il voto, il Pd sempre secondo i sondaggi aveva guadagnato qualcosina (il nuovo crollo nelle ultime due turbolente settimane). Non è questo l'unico dato interessante. Il sondaggio, infatti mostra anche la costante ascesa della Lega di Matteo Salvini, oggi al 21,2% rispetto al 17,4% delle elezioni (il 20 aprile era data al 19,5%, dunque negli ultimi quindici giorni la salita è stata vertiginosa). Forza Italia viene data al 13,1% e Fratelli d'Italia al 3,6 per cento. A sorpresa, anche il M5s - nonostante la disastrosa conduzione della consultazioni da parte di Luigi Di Maio - guadagna qualcosa rispetto al 4 marzo: i grillini vengono quotati al 33,7% rispetto al 32,7% raccolto al voto. Per la cronaca, sempre godibile il dato relativo a Liberi e Uguali, la Cosina Rossa sempre più cosina: oggi, al 2,8%, col Rosatellum non entrerebbe neppure in Parlamento.

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