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Governo, l'accordo tra Di Maio e Salvini sul premier: l'indiscrezione su Giuseppe Conte

Gino Coala
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La scelta sul nome tanto atteso e tanto tenuto segreto per il prossimo premier alla fine è caduta sul personaggio più sconosciuto dell'ampia rosa a disposizione di Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Dopo due ore di vertice oggi a Roma, i due leader avrebbero deciso di proporre il nome di Giuseppe Conte al presidente della Repubblica. Una figura "equilbrata che soddisfa noi e loro", come l'ha descritto il leader della Lega dopo l'incontro con il grillino, senza però mai sbilanciarsi sul nome.  Leggi anche: L'alternativa al prof. Conte? Un fedelissimo di DI Maio: aiuto, chi voleva piazzare a palazzo Chigi «L' obiettivo è andare lunedì al Quirinale», ha confermato Matteo Salvini. Anche perché la pazienza di Sergio Mattarella, che ha concesso al leader della Lega e al candidato dI M5S tutto il tempo concedibile, non si spingerà molto più in là. Il capo dello Stato ha già fatto sapere, in pubblico e nei colloqui separati che ha avuto con i due il 14 maggio, come la pensa: non sarà un notaio, eserciterà tutti i poteri che gli assegna la Costituzione. Iniziando da quello previsto nell' articolo 92: è lui che «nomina il presidente del consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri». Significa che non accetterà chiunque gli sarà proposto dalla strana accoppiata. I firmatari del contratto sanno che un semplice "esecutore" del contratto, come lo ha chiamato Luigi Di Maio, non supererà l' esame del Quirinale. Questo fa piazza pulita dei vari Alfonso Bonafede, Vito Crimi e Riccardo Fraccaro: profili troppo deboli per essere spediti nella fossa dei leoni a combattere con Angela Merkel e gli altri capi di governo europei. Chi resta? Lo stesso Di Maio, certo. Che è pur sempre il portabandiera del primo partito italiano. Essendo stato legittimato da un elettore su tre, non incontrerebbe il veto del capo dello Stato, anche se è facile intuire che non è lui il premier dei sogni di Mattarella. L' ostacolo che frustra le ambizioni del ragazzotto, semmai, è il segretario del Carroccio. Proprio perché sa che il presidente della Repubblica non lo fermerebbe, il trentunenne irpino proverà sino all' ultimo a convincere Salvini a dargli il via libera. Se non ci riuscirà, in prima fila per palazzo Chigi ci sarà Giuseppe Conte, pugliese, ordinario di Diritto Privato a Firenze, già indicato dai pentastellati come ministro della Pubblica amministrazione. Il nome di Conte per il ruolo di premier era stato «buttato lì» dalla delegazione del movimento durante l' ultimo incontro con Mattarella. Nulla di ufficiale, giusto un timido sondaggio, per capire la reazione del capo dello Stato. Il quale non aveva espresso il proprio gradimento, non avendogli nessuno proposto sul serio la candidatura del professore, ma nemmeno aveva raggelato i propri interlocutori. Secondo gli standard del Quirinale ci sono nomi peggiori di quello di Conte, il cui profilo può essere giudicato modesto (specie se raffrontato con quelli degli altri premier europei), però non pericoloso. Per il mestiere e gli incarichi che ha coperto, poi, il giurista di Foggia conosce quanto basta la macchina statale. L' impressione, insomma, è che, se qualcuno glielo proponesse sul serio, garantendo che ad affiancarlo ci sarebbe una squadra di ministri valida, Mattarella assegnerebbe l' incarico a Conte. Sarebbe un compromesso accettabile, ma pur sempre al ribasso, tra il capo dello Stato, Di Maio e Salvini, al di sotto del quale la prima carica dello Stato non pare disposta a scendere. di Fausto Carioti

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