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Stadio della Roma, Roberta Lombardi demolisce il M5s: "Bonafede deve fare chiarezza"

Gino Coala
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La grillina Roberta Lombardi non ha intenzione di farsi sporcare dagli schizzi di fango che arrivano dopo l'esplosione dell'ultimo scandalo in casa M5s sullo Stadio della Roma. Il nome della capogruppo al Consiglio regionale del Lazio è spuntato nelle carte dell'inchiesta che hanno portato all'arresto anche del costruttore Luca Parnasi, incontrato durante l'ultima campagna elettorale per le elezioni regionali: "Ha provato ad avvicinarmi - ha detto la Lombardi al Messaggero - ma con me non attaccò". Leggi anche: Stadio della Roma, l'inquietante retroscena sul premier Conte: Lanzalone poteva prendere il suo posto Il sistema di Parnasi descritto dagli inquirenti prevedeva diverse donazioni a quasi tutti i partiti, spesso senza un vero e proprio scambio immediato di favori, nella speranza che un giorno la riconoscenza per aver sostenuto i costi della campagna elettorale potesse fruttargli qualcosa. Parnasi avrebbe tentato lo stesso metodo con la Lombardi, che però si rifiutò di accettare aiuto: "Arrivderci e grazie - gli aveva risposto - la proposta non mi interessava. Da quel momento, non l'ho più sentito né lui né i suoi collaboratori. E non è l'unico imprenditore che ha cercato di accreditarsi. Ma con la sottoscritta non attacca". Se c'è comunque una lezione che la Lombardi vuole trarre dal terremoto giudiziario-politico è un'amara constatazione sul suo Movimento: "Penetrabile. Basti pensare al caso di Raffaele Marra in Campidoglio, che, come si sa, denunciai per prima. Noi purtroppo entriamo in ambienti per loro natura ostili, pensa al Comune ma anche ai ministeri, e spesso e volentieri siamo come Dante: ci serve un Virgilio che ci conduca in questi inferni. Ma invece... è Jack Lo Squartatore". L'occasione per la Lombardi è ghiotta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, punzecchiando i suoi avversari interni al Movimento. Sulla sindaca Raggi non attacca direttamente, anzi quasi la difende. Certo però su pezzi grossi del governo, come il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e quello per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, non risparmia frecciatine: "Non c'è niente di illecito e strano a presentare un manager che si pensa essere capace e che ha ben lavorato. Ma proprio per questo devono mettere le cose in chiaro, fugare i dubbi. Non siamo gli altri, siamo il M5s".

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