Giancarlo Giorgetti, l'avvertimento a Luigi Di Maio: "Vedremo se dura l'asse tra Lega e M5s"
"La vera opposizione è in Europa, in Italia non ne abbiamo". L'immagine usata da Giancarlo Giorgetti sul palco di Pontida è forte, perché evoca indirettamente le ombre di complotti internazionali e golpe finanziari che già colpirono duro un nostro governo, quello di Silvio Berlusconi nel 2011. E oggi come allora, la prova decisiva sarà la prossima manovra. Sulla legge finanziaria per il 2019 si misurerà la tenuta del governo di Lega e M5s e la capacità di resistere al pressing di chi a Bruxelles vuole imporci le strettissime maglie del rigore e dell'austerità, per l'ottavo anno di fila. Leggi anche: "Molti di Forza Italia si sono avvicinati alla Lega" Sul tema, il potentissimo sottosegretario alla presidenza del Consiglio si è sbottonato con una frase sibillina: "Vediamo, magari ci saranno evoluzioni, magari andrà avanti, dipende dalle forme". Forme e geometrie, concetto che applicato alla politica si traduce in alleanze che cambiano. Da quando l'ha usata Matteo Renzi per il suo Pd post 40%, la formula "partito della nazione" è stata una sciagura ma sotto sotto la nuova Lega di governo punta proprio a quello. Il Messaggero parla di "tentazione dell'autosufficienza", che può significare addio all'alleato scomodo M5s per rimettere in piedi l'alleanza di centrodestra e convincere così il presidente Sergio Mattarella a non sciogliere le camere e tenere in vita la legislatura. Autosufficienza, però, potrebbe voler dire un passo in avanti, ulteriore. "Se dopo un mese di governo siamo il primo partito italiano - scherzava Salvini dietro il palco leghista - vuol dire che se continuiamo a lavorare così arriveremo al 90%". Numeri (esagerati) a parte, l'idea di massimizzare alle elezioni anticipate il gradimento dei sondaggi, è sempre vivissima.