"Solo uomini in organi garanzia", la denuncia delle costituzionaliste
Roma, 21 lug. (AdnKronos) - Le professoresse ordinarie e associate di diritto costituzionale delle università italiane non hanno creduto ai propri occhi quando hanno appreso, lo scorso 19 luglio, che 21 su 21 degli eletti al Csm, alla Consulta, e, il giorno prima, agli organi delle magistrature speciali sono uomini. Tutti uomini. Una circostanza che appare una sconfessione dell'art.51 della Carta sulle pari opportunità e che ha anche un po' il sapore di una beffa. E così, dopo lo sconcerto iniziale, è iniziato un tam tam via social, trasformatosi in una mobilitazione che ha portato le socie dell'Associazione italiana costituzionalisti a scrivere una lettera, che l'Adnkronos ha potuto leggere, ai presidenti di Senato e Camera, Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico. A firmarla, la quasi totalità delle professoresse della disciplina. "Nei giorni scorsi - si legge nella lettera - il Parlamento è stato chiamato a eleggere un giudice costituzionale e i componenti 'laici' degli organi di amministrazione autonoma delle magistrature: il Consiglio Superiore della Magistratura e i Consigli di Presidenza della Giustizia amministrativa, della Giustizia tributaria e della Corte dei Conti. E, come ben sapete, il Parlamento ha eletto nelle 21 posizioni disponibili ben 21 uomini". "Come costituzionaliste - si legge nella lettera - desideriamo esprimervi il nostro stupore e le nostre preoccupazioni di fronte a questa decisione, adottata in aperta violazione dell'art. 51 della Costituzione, che assicura a uomini e donne il diritto di accedere in condizioni di uguaglianza agli uffici pubblici e che, a tal fine, affida alla Repubblica il compito di adottare appositi provvedimenti". "Vi chiediamo di avviare - proseguono le costituzionaliste - una seria riflessione, all'interno delle Assemblee da voi presiedute, sulle cause che hanno portato a tale grave vulnus costituzionale e sugli interventi, anche regolamentari, necessari per evitare che una simile situazione, oggettivamente incomprensibile in Italia nel 2018, possa ripetersi in futuro. Restiamo a vostra disposizione per le iniziative di studio e di confronto che vogliate avviare al riguardo".