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Vittorio Feltri: "Il governo se ne frega degli imprenditori, Salvini si dia una mossa"

Matteo Legnani
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Spesso giungono notizie di imprenditori ridotti in miseria a causa di tasse eccessive e costretti a chiudere bottega. Alcuni di essi si abbandonano al suicidio per disperazione. Per fortuna il numero di coloro che si tolgono la vita non è ancora allarmante, ma fornisce una indicazione netta sul clima che si è creato in Italia, dopo anni di criptomarxismo. Chi lavora in proprio, dagli industriali agli artigiani, è considerato sfruttatore del popolo operaio, evasore seriale del fisco, insomma un farabutto meritevole di essere punito dagli apparati dello Stato. Al tempo stesso si suppone che i suddetti autonomi creino posti senza una scadenza, e si trascura che la pubblica amministrazione, pur pretendendo puntualità dai contribuenti nel versamento delle imposte, evita con cura di pagare i debiti nei confronti delle aziende fornitrici. Siamo all' assurdo. Leggi anche: Decreto Dignità, che sciocchezza: solo le imprese creano posti di lavoro Il governo in carica da mesi, attraverso il famigerato "decreto dignità", ha inflitto alle ditte una serie di provvedimenti capestro che provocheranno disastri all' economia del Paese. D' altronde Di Maio e il suo partito sbronzo sono tifosi della crisi e auspicano addirittura la decrescita felice, talmente felice che farà piangere le masse meno abbienti. Sono coerenti con la loro abborracciata ideologia del menga. Gli effetti della quale sono gli stessi dell' anticapitalismo retrogrado. Spero che Salvini e i suoi uomini si rendano conto della situazione che si sta affermando. L' esecutivo si è mobilitato in modo egregio nella lotta all' immigrazione disordinata ottenendo buoni risultati. Tutti gliene diamo atto. Però non è successo altro di positivo e dobbiamo dirlo. L' abbassamento dei tributi è rimasto lettera morta. La legittima difesa è ferma. Si tagliano le pensioni a chi ha sborsato le marchette all' Inps per dare soldi a chi, invece, non ha mai mollato un centesimo alla Previdenza. A Roma non si muove foglia. Staticità totale. Questo non giova alla Lega che aveva promesso agli elettori di darsi una mossa su diversi fronti. Salvini inoltre deve pensare che vari suoi fedeli sono piccoli e medi imprenditori: se egli li scontenta, tradendone le aspettative, al prossimo appuntamento alle urne sarà pesantemente penalizzato. Occorre che il Carroccio si spicci e non consenta al Movimento 5 Stelle di prevaricare in Consiglio dei ministri. Se non c' è accordo si rompa il patto o il contratto o come dir si voglia. Oppure si vada avanti a furia di compromessi che non mortifichino Salvini e i suoi fans. di Vittorio Feltri

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