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Pd "amico dei potenti": "Com'è possibile che con i Benetton...". L'uomo che polverizza un partito

Giulio Bucchi
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Il Pd ormai è diventato "l'amico dei potenti", e per questo sta scomparendo. Mai come in queste settimane è plastica la dimostrazione del caos in cui versa il partito che ha governato l'Italia negli ultimi 5 anni, e non basta la flebile mobilitazione sul caso Diciotti e i migranti per riguadagnare la fiducia degli elettori di sinistra. Anzi, se possibile, la figuraccia mediatica è doppia visto gli imbarazzati silenzi sui rapporti con i Benetton dopo il crollo del ponte Morandi a Genova.  Leggi anche: "Pd coniglio, perché Renzi non è andato ai funerali". Una Annunziata violentissima "Prendiamo il governo di Matteo Renzi - spiega l'editore Giuseppe Laterza, intellettuale e imprenditore d'area progressista, al Fatto quotidiano -. Io, da imprenditore, non nascondo di aver apprezzato il Jobs Act, ma se il centrosinistra fa un programma per aumentare la flessibilità del mercato del lavoro mi aspetto anche che garantisca un'adeguata protezione sociale per chi rimane fuori, rafforzando il welfare. E quando Renzi incontrava Sergio Marchionne o qualche altro grande imprenditore, prima di fargli i complimenti magari sarebbe stato meglio chiedergli che tipo di investimenti stesse facendo la sua azienda sui giovani. La sinistra, di fronte ai grandi gruppi industriali, ha dato per scontato che i loro interessi dovessero prevalere, sperando che poi ne avrebbero beneficiato tutti".  Una sudditanza psicologica, figlia anche dell'incapacità di progettare il futuro. Lo specchio di tutto questo è il caso Benetton, a cui il centrosinistra ha consegnato in mano le Autostrade senza predisporre pesi e contrappesi: "Non è possibile che in questa situazione un privato non si confronti con una città distrutta che doveva contare sul suo lavoro. E perché il contratto di concessione era secretato? È un accordo di interesse pubblico: gli industriali, soprattutto i grandi gruppi, non possono pretendere di non avere rapporti con la comunità". La disintegrazione del Pd, abbandonato dai suoi sostenitori, si riflette nel travaso di voti su chi una risposta, dura e chiara, ce l'ha: i "sovranisti", Lega e M5s. "Si tratta di una cultura reazionaria che cerca protezione in quel che c'era prima - spiega Laterza -. Mi sembra che anche le prime mosse del governo Conte - giuste o sbagliate che fossero - siano state tutte nella direzione di un ripristino di qualcosa che era stato compromesso". D'altronde, a fronte della rassicurazioni del Pd quand'era al governo, "la gente percepisce che per i propri figli le cose non saranno semplici. Invece che dar loro una prospettiva, in questo dibattito la sinistra è afona. Come è possibile che non esista una risposta di sinistra in un Paese con 5 milioni di poveri e il 26% di Neet (i giovani che non studiano, non lavorano e non cercano un' occupazione, ndr)?"

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