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Matteo Salvini, chi è il magistrato Luigi Patronaggio che lo indaga: cosa pensa degli immigrati

Gino Coala
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Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio è il personaggio del momento, dopo che ieri ha aperto un fascicolo di indagine a carico del ministro dell'Interno Matteo Salvini, accusato anche di sequestro di persona per il divieto di sbarco, durato cinque giorni, della nave Diciotti nel porto di Catania. 60 anni, "ciuffo scapigliato", come scrive il Corriere della sera, ha fatto il funzionario delle Poste in una vita precedente, prima di diventare magistrato. Leggi anche: Salvini indagato, Casini smaschera il magistrato di Agrigento: "Così apre la campagna elettorale" Nella sua esperienza da sostituto procuratore di Palermo, ha avuto il tempo anche di conoscere, di sfuggita, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, definiti "amici dell'ultima ora". Indagò dopo le stragi, su Rino Nicolosi, all'epoca presidente della Regione Sicilia poi morto di cancro. In carriera può vantare altre indagini su personaggi più o meno potenti. Contro il senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri aveva chiesto la condanna, dopo la fuga in Libano per una incomprensione con il tribunale della libertà che non dispose l'arresto. E indagò anche sul generale Mori, che non aveva perquisito la villa che fece da covo per Totò Riina. Leggi anche: Salvini, il retroscena-bomba sulle elezioni: "Se andiamo a votare, mi prendo l'Italia" A differenza di altri colleghi ben più famosi, Patronaggio non ha mai ceduto alla tentazione di buttarsi in politica. Qualche discorso però se l'è concesso, per esempio all'ultima inaugurazione dell'anno giudiziario, quando ha indicato la strada che ora sta seguendo sull'indagine della nave Diciotti e gli interrogatori al Viminale. Nel suo intervento, il magistrato spiegava che "in un'area di frontiera come Agrigento, e quindi Lampedusa, bisogna fare i conti con il fenomeno dei migranti tenendo conto che si tratta di persone costrette a lasciare con dolore terra e affetti, a fuggire da guerra e miseria". Per questo diceva non bisogna "considerarli nemici".

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