Matteo Salvini, parla l'avvocato "vittima" innocente del pm che accusa il leghista
C'è un episodio inquietante nel curriculum del pm di Agrigento Luigi Patronaggio, che sta conducendo l'inchiesta su Matteo Salvini accusato tra le altre cose anche di sequestro di persona in merito alla vicenda della nave Diciotti. Finì sui giornali e in tv, ma a Il Giornale la racconta in prima persona il protagonista, o meglio la vittima, della vicenda. Si tratta dell'avvocato Peppe Arnone, noto in Sicilia per le sue battaglie ambientaliste e antimafia. prima iscritto al Pci e infine del Pd, oggi è un dichiarato elettore del movimento 5 Stelle. La sua disavventura risale al 12 novembre 2016, quando la procura di Agrigento lo fece arrestare in flagranza di reato per estorsione all'uscita dallo studio di un collega con due assegni in tasca per un totale di 14mila euro. Ottenuti, secondo la procura, in seguito a ricatto. Una normale transazione condotta alla luce del sole per conto di una cliente, secondo Arnone. Il gip conferma l'arresto e a sostegno del pm che ha fatto arrestare Arnone scende in campo Luigi Patronaggio, allora di frasca nomina a procuratore di Agrigento, con un comunicato stampa che parla di "robuste prove" a carico dell'avvocato. Dopo tre giorni di galera Arnone va ai domicicliari, ma torna dentro il 25 novembre. L'avvocato si dichiara colpevole dei "poteri forti" della città di cui farebbero parte anche alcuni pezzi di magistratura. Fa ricorso al Tribunale del Riesame, dove la tesi della procura viene fatta a brandelli, con i giudici che scrivono che una estorsione come quella teorizzata dai pm, passata da avvocati ad avvocati e pagata alla luce del sole non si è mai vista. Patronaggio non si arrende e ricorre in Cassazione, dove il 6 aprile 2017 gli arriva un'altra bastonata. La reazione della procura? Fascicolo abbandonato in un cassetto. Ora da parte sua, Arnone scrive a Matteo Salvini: "Io patronaggio lo conosco bene, se vuole, caro Salvini, la difendo io". Leggi anche: Salvini, il dossier di 50 pagine dell'indagine sulla Diciotti: ecco le carte in mano ai giudici