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Ponte Morandi, nuovo decreto in arrivo. Ma dov'è finita la bozza presentata da Conte e votata dai ministri?

Caterina Spinelli
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Il premier Giuseppe Conte ha finalmente detto la sua. Il 13 agosto, infatti, il Presidente del Consiglio dei ministri ha fatto pressione sul governo, imponendo la stesura di un decreto, che affrontava, per prima cosa, l'emergenza di Genova, dopo il crollo del ponte Morandi. Il Consiglio dunque aveva il compito di procedere a un esame preliminare, ma sorte ha voluto che il giorno dopo fosse il trentesimo giorno dalla tragedia, durante il quale si sarebbero tenute le relative celebrazioni. Tra i partecipanti, anche Conte, che si è presentato con un foglio in mano: la bozza del tanto atteso provvedimento. Uno spunto che si limitava a seguire il "modello L'Aquila", nonché a concedere poteri molto vasti al commissario. Niente pretese di cifre stimate per gli impegni e niente chiarimenti del rapporto con Autostrade per l'Italia.  Leggi anche: Tutte le promesse del grillino Toninelli Ma da quel giorno la bozza è sparita. Anzi, per dirla tutta dopo l'incontro tra il premier e i politici locali (il governatore ligure Giovanni Toti e il sindaco di Genova Marco Bucci) è circolata una nuova versione, contenente molti più dettagli. Tra questi il ruolo degli stessi Toti e Bucci, i soldi necessari, la funzione della società controllata dai Benetton nel finanziamento della ricostruzione, la creazione di nuovi posti di lavoro e l'ideazione di una nuova struttura di controllo sullo stato delle opere pubbliche. Modifiche, queste, che non possono essere nascoste sotto la voce "salvo intese", che può coinvolgere al massimo qualche dettaglio o qualche numero, non parti del tutto assenti del testo e la riscrittura di quanto già approvato. Sarà stato Conte a fare un passo indietro o c'è di mezzo lo zampino dei grillini e di Toninelli? Leggi anche: A breve la nomina del commissario straordinario per Genova Oltre a questa, ci sono tante altre domande senza risposta. Il Fatto Quotidiano si interroga su cosa abbiano davvero votato i ministri. Ricordiamo che il Consiglio "ha l'obbligo di determinare la politica generale del governo e l'indirizzo generale dell'azione amministrativa. Esso dovrebbe deliberare, inoltre, su ogni altra questione relativa all'indirizzo politico". Insomma, l'intera azione dell'esecutivo è legittima solo se passa per il Consiglio dei ministri. Inoltre, una questione da approfondire - sempre secondo Il Fatto - è il motivo per cui i decreti viaggiano per l'Italia in mano ai ministri, quando non possono farlo perché devono essere pubblicati in Gazzetta Ufficiale. Questo vale a maggior ragione per i decreti che rappresentano un'eccezione nel processo legislativo. 

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