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Giuseppe Conte, la figuraccia devastante: sputtanato da Giovanni Tria, cosa spunta dal decreto Genova

Giulio Bucchi
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Prima clamorosa rottura tra il premier Giuseppe Conte e il ministro dell'Economia Giovanni Tria. Motivo: non la manovra, ma pur sempre i soldi, quelli necessari all'attuazione del tanto atteso decreto Genova. Nel testo presentato dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, grillino, agli sfollati vittime del crollo del ponte Morandi dello scorso 14 agosto "mancano le coperture finanziarie e l'approvazione della Ragioneria di Stato". Leggi anche: "Giorgetti ci sta sabotando". Grillini in crisi di panico La denuncia arriva dal gruppo dei parlamentari di Forza Italia eletti in Liguria, guidati da Giorgio Mulè, che parlano di un governo che "ha perso il senso del tempo e della dignità". In realtà, qualche minuto prima, erano state le stesse fonti del Ministero dell'Economia a precisare come il decreto per Genova, già annunciato in anticipo sui tempi da Palazzo Chigi (di fatto, un decreto-fantasma per almeno una settimana) sia "giunto alla Ragioneria Generale dello Stato senza alcuna indicazione degli oneri e delle relative coperture". Nel testo ci sarebbero "spazi vuoti al posto delle cifre". Una svista, o ancor meglio un azzardo che impedisce al decreto di essere bollinato e trasmesso al Quirinale per la promulgazione. Sarebbero gli stessi tecnici della Ragioneria al lavoro per sbloccare il testo, "lavorando attivamente per valutare le quantificazioni dei costi e individuare le possibili coperture da sottoporre alle amministrazioni proponenti". Una figura drammatica per tutto il governo, ma soprattutto per le Infrastrutture e per Palazzo Chigi, che ne escono con le ossa rotte da dilettanti allo sbaraglio. Il premier in serata ha risposto, dopo minuti di imbarazzato silenzio, smentendo le notizie trapelate: "Gli interventi in conto capitale sono integralmente finanziati. Nessun ritardo per l'avvio delle misure di sostegno contenute nel decreto tant'è che dal Mef hanno appena confermato di avere terminato le valutazioni di propria competenza e che il decreto legge sta per essere inviato al Quirinale". Resta la bomba politica tra Conte e Tria, un pessimo segnale in vista della già esplosiva questione dell'imminente manovra.

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