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Stragi naziste: Mattarella, martirio Acerra segno di unità popolo italiano

AdnKronos
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Roma, 2 ott. (AdnKronos) - "La strage di Acerra, compiuta dall'esercito nazista dopo l'8 settembre e lo sbarco degli alleati a Salerno, mentre nella popolazione civile cresceva la speranza di pace e di libertà, è parte incancellabile della memoria della Repubblica. Nel giorno del 75° anniversario le istituzioni democratiche, nate dalla Liberazione e plasmate dalla Costituzione, rendono onore agli atti eroici dei cittadini di Acerra, alle vite innocenti di donne, uomini, anziani, bambini che vennero sterminate senza pietà, a tutti coloro che con dolore, sofferenza e coraggio hanno poi saputo ricucire il tessuto della vita, e quindi percorrere le vie della ricostruzione". Lo afferma in una dichiarazione il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "Il barbaro eccidio che gli occupanti misero in atto, insieme ad incendi, razzie e distruzioni, con il proposito disumano di cancellare ovunque i segni di vita e di comunità, fu -ricorda il Capo dello Stato- uno degli eventi più tragici e sanguinosi avvenuti in quei mesi nelle regioni meridionali. Quanto si consumò ad Acerra e nei territori circostanti, fin dai giorni precedenti la strage, rende testimonianza di quel desiderio di liberazione e di quel profondo sentimento di dignità, che emergevano al sud dopo gli anni della dittatura e le tribolazioni del conflitto mondiale". "Le vicende della guerra provocarono tra il '43 e il '45 una drammatica frattura nel Paese, con il nord a lungo occupato, ma sono numerosi gli episodi, le forme di resistenza, le reazioni popolari all'insostenibile oppressione nazista, di cui si è resa protagonista la gente del Mezzogiorno e che rafforzano il senso dell'unità nazionale, insieme a quei valori che hanno poi costituito le fondamenta dell'edificio democratico. La coscienza del comune destino del popolo italiano -conclude Mattarella- è oggi una delle eredità più preziose a cui possiamo ancora attingere, grazie anche al sacrificio e al martirio di coloro davanti ai quali oggi ci inchiniamo".

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