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Simone Di Stefano, il leader di CasaPound: "Bene Matteo Salvini, ma ora caccia mezzo milione di clandestini"

Davide Locano
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Chiudere CasaPound. Lo ha chiesto il segretario del Pd, Maurizio Martina, dal palco di Piazza del Popolo. «I dem sono stati 7 anni al governo, se volevano chiuderci dovevano farlo prima», ribatte il segretario di Cpi, Simone Di Stefano, «ma noi siamo un partito democratico che si candida regolarmente alle elezioni. Dunque è una richiesta francamente inutile e senza senso». “Sistemato” Martina, Di Stefano dice poi la sua anche sul governo, su Salvini e su cosa vuol dire essere “sovranisti”... Cosa pensate della manovra? «È mancato il coraggio di fare una vera rivoluzione economica. Le intenzioni sono anche buone ma manca di concretezza. Sembra evidente la volontà di non rompere con l'Europa. L'impressione è che la svolta sia stata rimandata a dopo le elezioni Europee. Insomma, Lega e 5 Stelle sperano di vincerle e fare le riforme economiche dopo e più seriamente». Si parla tanto di sovranismo. È vero che questo termine lo avete imposto voi nel dibattito politico? «Prima gli italiani, Sovranismo, Reddito di natività, revoca della cittadinanza agli stranieri che delinquono. Sono tutte nostre parole d'ordine. Siamo contenti che il governo ci stia copiando su tanti punti. Ma sul sovranismo quelle degli altri ci sembrano parole vuote». Leggi anche: CasaPound, l'agguato a Sergio Mattarella La Meloni vuole lanciare un partito sovranista… «Quello che dicevo, si rischia un sovranismo di forma ma non di sostanza. Senza banca centrale italiana e moneta nazionale sono parole al vento. E non sento reclamare queste cose da chi si definisce patriota». Un vostro giudizio su Salvini... «Sta facendo un ottimo lavoro ma deve mantenere la promessa presa in campagna elettorale di espellere 500mila clandestini. È necessario procedere ad accordi bilaterali con le nazioni di provenienza e rimpatriare questi signori. A cominciare da quelli che affollano le carceri». Come vede i 5 Stelle? «Non hanno una direzione univoca. A volte dicono cose interessanti, altre meno. Il reddito di cittadinanza, ad esempio, è una boiata. Poi tra di loro ci sono settori dell'estrema sinistra che fanno capo a Fico che, di fatto, è una Boldrini con la barba». È vero che vi state trasformando da movimento a partito? «Si tratta di un cambiamento necessario. Abbiamo oltre 120 sedi in Italia. Dobbiamo aprirci ai nostri elettori che chiedono di partecipare alla vita politica. Sul territorio rimaniamo forti e abbiamo consenso, come dimostra il successo a Ostia (9% dei voti). Rimaniamo penalizzati alle elezioni politiche per il “ricatto” del voto utile. Ma abbiamo enormi margini di crescita». Sui giornali però ci finite spesso per scontri e incidenti, come a Bari… «Si tratta della solita violenza dei Centri Sociali. Attaccano anche i banchetti della Lega e le sedi di Fdi. Hanno provato a fare la stessa cosa contro di noi a Bari. Noi abbiamo solo la colpa di difenderci». Il 3 novembre sarete a Trieste per una grande manifestazione. «Si tratta di un evento più spirituale e culturale che politico. Vogliamo ricordare, a 100 anni dalla fine della Grande Guerra, lo spirito della Vittoria, uno spirito di trincea che ha caratterizzato sempre il popolo italiano. Ma renderemo omaggio ai caduti di tutte le nazioni. Trieste sarà invasa da un mare di tricolori». di Ilaria Pedrali

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