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Silvio Berlusconi, Forza Italia a pezzi. Giovanni Toti letale: "Resto nel partito, se esiste ancora"

Giulio Bucchi
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Silvio Berlusconi prova a riportare un po' di ordine in Forza Italia. Di ritorno dalla Russia, il Cavaliere convoca il comitato di presidenza del movimento azzurro. L' appuntamento è per stasera alle 18 a Palazzo Grazioli. L' intento è quello di lanciare la stagione congressuale per tenere in qualche modo impegnati i colonnelli, evitando che litighino tra loro. Missione improba. Ieri è stato un altro giorno di passione. A scagliare il sasso è stato ancora Giovanni Toti, non nuovo alle critiche alla linea del partito. Ne è seguita una ridda di polemiche. «Resto in Forza Italia? Se c' è ancora, se me la trovate...». Così il governatore della Liguria ha risposto a chi gli chiedeva se fosse in uscita dal movimento berlusconiano. «Una battuta sgradevole», ha replicato subito Mariastella Gelmini, «Forza Italia c' è, esiste ed è l' unica alternativa al nulla dei Cinquestelle e alle chiacchiere di Renzi», ha precisato la presidente dei deputati azzurri. Incontrando i giornalisti della Stampa Estera, Toti ha avuto modo di precisare le sue intenzioni: «Io non voglio fondare un nuovo partito di centrodestra, men che meno per scissione, perché a forza di scindere arriviamo alla scissione dell' atomo...». Cosa vuole fare allora? La coscienza critica. O qualcosa del genere. Per il momento: «Io continuo a ripetere cose che dico da tempo: credo che il centrodestra si debba rigenerare e ristrutturare. Dal '94 sono cambiati i partiti e sono cambiate le esigenze della società. Prendersela con me è come prendersela con il bimbo che dice "il re è nudo". Leggi anche: "Con quella stazza...". Carfagna mai così feroce, come umilia Toti Moderati in fuga - «Dal 2008 - ha aggiunto - abbiamo perso voti moderati nel centrodestra. In modo autoreferenziale si continua a dire che siamo centrali e che dobbiamo parlare alle nostre categorie, ma le nostre categorie non ci ascoltano più. E questo una classe dirigente se lo deve chiedere». Forza Italia deve mettersi in discussione: «Giorgia Meloni ha fatto delle riflessioni interessanti. Io non sono un sovranista, sono un conservatore moderato, che vorrebbe usare il 2,4% di deficit per un piano keynesiano, non per il reddito di cittadinanza, cosa che mi distingue dall' amico Salvini, che sta al governo». Toti si dice preoccupato per i sondaggi: «Come Pdl prendevamo più del 30 per cento, oggi Forza Italia fa il 7-8». A chi gli chiede se seguirà la strada di Alfano, però, il presidente della Regione Liguria dice di no: «Angelino? Non mi sembra un viatico fortunato». La dirigenza azzurra reagisce stizzita. «Forza Italia è nelle strade e nelle piazze, sempre a contatto con le persone», ha ricordato Mara Carfagna, parlando a Radio 24, «Toti si lamenta del partito da tre anni ormai, ed è un peccato perché rappresenta una risorsa importante per Fi. Se avesse dato un contributo nei momenti più difficili, e questo lo è, probabilmente avremmo avuto due braccia in più, anche possenti, con quella stazza». Ma c' è anche chi sposa la causa totiana. Come Arturo Diaconale. Che propone la costituzione di «un' area bassa» fatta di militanti, simpatizzanti, elettori, capace di «democratizzare i processi decisionale in Forza Italia». Torna a far sentire la sua voce anche «Forza Salvini», la corrente dei populisti di Forza Italia, che oggi terrà una conferenza stampa alla Camera. «Viviamo tra la nostra gente e non nei salotti romani», spiega il promotore Pietro Spizzirri, «e sappiamo che il nostro popolo apprezza l' operato di Salvini e guarda con grande interesse e favore a interventi come la spesa di cittadinanza, la flat tax, la pace fiscale tombale e la ritrovata unità nazionale». di Salvatore Dama

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