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Giorgia Meloni si mangia Forza Italia: la mossa per cancellare Silvio Berlusconi

Matteo Legnani
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Consiglio non richiesto a Silvio Berlusconi: rilanci Forza Italia con un guizzo dei suoi, torni in televisione a parlare di politica, ricominci a battagliare con gli avversari. Sempre che ci tenga ancora, s' intende, perché l' impressione è che il «teatrino» non gli interessi più. Molto meno del Monza Calcio, di sicuro. I primi a pensarla così sono i suoi alleati. Nessuno lo dice apertamente, ma è iniziata la caccia a ciò che resta di Forza Italia: ai suoi elettori, ai suoi dirigenti migliori (alcuni dei quali non aspettano altro), ai suoi temi storici. L' operazione che non riuscì a Matteo Renzi la stanno tentando adesso, dalla sponda più naturale, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. I sondaggi - ultimo quello dell' istituto Ixè per l' Huffington Post - dicono che, dei tre partiti del vecchio centrodestra, l' unico che scende è proprio quello del Cavaliere, fotografato sotto al 9%. "Stato vessatore" - Del ministro dell' Interno si sa: se la Lega oggi pesa più del 30%, è perché lui ha saputo incamerare le simpatie di milioni di persone che votavano Forza Italia. La novità è il presidente dei Fratelli d' Italia, che ha davanti una doppia opportunità: approfittare del contratto che obbliga la Lega a sostenere i provvedimenti dei Cinque Stelle e dell' allontanamento di Berlusconi dalla politica per avvicinarsi ai professionisti e agli imprenditori del Nord. I mitici ceti produttivi. Elettori che chiedono meno burocrazia e meno tasse. Costituivano una sorta di riserva esclusiva del Cavaliere, sono diventati oggetto delle attenzioni degli esponenti di Fdi. Giorgia Meloni bussa alle loro porte, apre le liste alle loro candidature. Sta facendo il giro dei distretti industriali: Piemonte, Lombardia, Veneto. Entra nelle fabbriche e promette «uno Stato meno presente quando lavori ed uno Stato più presente quando torni a casa la sera e deve garantire la tua sicurezza». Mette nel mirino lo «Stato vessatore»: «Non ha alcun senso che ci siano funzionari dell' Agenzia delle Entrate che prendono premi di produttività sulle contestazioni che muovono. Come minimo, il premio lo devi prendere sull' accertato e non sul contestato». I suoi parlamentari hanno pronte norme ribattezzate «Più assumi e meno spendi», «Più produci e meno tasse paghi», «Super bonus per le assunzioni». Sono i temi che Forza Italia ha portato avanti per anni e che dovrebbe spingere ancora adesso. «Se Forza Italia c' è ancora, se me la trovate», ha detto l' altro giorno l' azzurro Giovanni Toti. La manovra sarà sostenuta da Fdi solo se ci sarà posto per queste riforme. «Sennò è roba di sinistra del M5S e non la voto», taglia corto la Meloni dal palco dell' evento «sovranista» organizzato a Milano da Ignazio La Russa. Occasione utile anche per fissare certi confini semantici che distinguono Fdi dalla Lega: «I populisti non pensano al futuro, vogliono solo portare a casa il consenso. Ad esempio, non fanno le infrastrutture. I sovranisti invece dicono le cose come stanno e hanno il coraggio di fare delle scelte». Agli «alleati» del Carroccio è dedicata anche la frase più polemica della giornata. «Sono trent' anni anni che qualcuno ci sdogana. Prima ci aveva sdoganato Berlusconi, poi ci ha sdoganato Salvini. Io dico che la destra l' hanno sdoganata Giorgio Almirante e quelli di destra». È la risposta al leghista di governo Giancarlo Giorgetti, che il giorno prima aveva attribuito il merito al capo del suo partito. Leggi anche: La Meloni risponde a Giorgetti: "Salvini? No, ecco chi ha sdoganato la destra" Modello Toti - Si compete anche sugli uomini e sui territori. La Meloni vuole creare «un grande movimento sovranista e conservatore, evoluzione di Fratelli d' Italia». Ammette di guardare con interesse «al modello Toti in Liguria o Musumeci in Sicilia. Ci sono tante persone in cerca di una casa e di una causa, in molti non capiscono le scelte di Forza Italia». Una chiamata a raccolta di tutti quelli che, da destra, si oppongono al governo. Nessuna fusione col partito di Berlusconi, in ogni caso: «Mai, non sono disposta». Prima di tutto questo ci saranno le elezioni europee. L' obiettivo è prendere voti e seggi quanti ne bastano perché nel prossimo parlamento di Strasburgo ci sia una maggioranza composta da sovranisti e popolari, in modo da lasciare il Pd e tutti i socialisti fuori dalla commissione di Bruxelles: relegati all' opposizione assieme ai «populisti» a Cinque Stelle, così simili a loro. di Fausto Carioti

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